Diego Armando Maradona nella sua ultima intervista rilasciata al Clarin il 30 ottobre scorso, quando ha compiuto 60 anni, non nascondeva la paura di morire e l’angoscia legata al Covid, che aveva già colpito la sua famiglia. Suo cognato ne era morto, sua sorella era stata colpita dal virus. «Questa è la cosa peggiore che ci potesse capitare – diceva – non ho mai visto niente del genere. E colpisce molto più duramente l’America Latina. Spero che finisca presto, ci sono persone in grande difficoltà, molti disoccupati che non hanno nemmeno i soldi per mangiare». La pandemia era un pensiero che, quasi, lo ossessionava. Il suo desiderio, infatti, era che «questa pandemia passi il prima possibile e che la mia Argentina possa voltare pagina».
«Sono stato molto felice»
Per Maradona il calcio era vita: «Sono stato molto felice, il calcio mi ha dato tutto quello che ho, più di quanto potessi immaginare. Senza la droga avrei potuto giocare e vincere molto di più», ammetteva nell’intervista al quotidiano argentino, ripresa da la Repubblica. Lui che è stato un punto di riferimento per migliaia di ragazzi che sognavano di diventare calciatori, che avevano nella vita un solo obiettivo: essere come Maradona. Un affetto che non passava inosservato nemmeno al miglior tocco di palla della storia. Una leggenda che, però, nell’ultimo periodo non stava più bene, nella testa e nel corpo. Ieri la morte.
«Sarò eternamente grato alla gente»
Aveva perso i genitori e non aveva più un buon rapporto con l’ex moglie. Accanto a lui c’erano i tifosi, quelli che non l’avevano mai lasciato da solo, nemmeno per un istante: «Sarò eternamente grato alla gente. Riescono a sorprendermi ogni giorno – spiegava – quello che ho vissuto in questo ritorno al calcio argentino non lo dimenticherò mai. Ha superato quello che potevo immaginare. Perché sono stato via per molto tempo e a volte ti chiedi se le persone ti ameranno ancora, se proveranno le stesse cose… Quando sono entrato in campo a Gimnasia il giorno della presentazione, ho sentito che questo amore non finirà mai».
Foto in copertina: EPA/Demian Alday Estevez
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