Coronavirus, i numeri in chiaro. Il fisico Sestili: «Ancora lontani da un contact tracing efficace. Preoccupante il calo dei tamponi»

di Felice Florio

Il fisico e divulgatore scientifico rimarca la necessità, ai fini di un tracciamento proficuo, che il rapporto tamponi/positvi scenda sotto il 5%

Secondo giorno di fila di incremento dei nuovi positivi in Italia. I contagi odierni sono stati 17.572, «ma derivano da un aumento di quasi 40 mila tamponi rispetto al giorno precedente», afferma Giorgio Sestili. Il fisico e divulgatore scientifico, che sul suo sito web accoglie articoli di ricercatori ed esperti sul Coronavirus, sottolinea come la cifra di 200 mila tamponi non si superava da tempo. «Dal 4 dicembre esattamente»


Come reputa questa flessione nel numero di tamponi rispetto alle settimane più dure di questa seconda ondata?


«Lo reputo preoccupante: di fronte alla diminuzione dei contagi alla quale stiamo assistendo, sono calati drasticamente anche i tamponi. Noi dovremmo auspicare che al diminuire dei contagi i tamponi restino elevati. Solo così recupereremo le capacità di contact tracing».

A livello numerico, con quali cifre possiamo aspettarci una buona funzionalità dei sistemi di tracciamento?

«Per tornare ad avere un contact tracing efficace bisognerebbe stare in un range di rapporto tamponi/positivi tra il 3 e il 5%. Quello di oggi, pari all’8,7%, è troppo elevato. Ed è un rapporto che diventa sempre più preoccupante se lo calcoliamo con i casi testati, perché ormai oltre la metà dei tamponi si effettua su persone già positive, per verificarne la guarigione».

Per quanto riguarda i decessi, i dati di oggi sono migliori di quelli degli scorsi giorni.

«I morti sono diminuiti rispetto a ieri, ma sono sempre tanti: stiamo parlando di 670 decessi. Sulle vittime tendo a guardare sempre i dati settimanali: nella settimana che si è conclusa domenica 13 dicembre, per la prima volta durante la seconda ondata, si è registrato un calo delle vittime sulla settimana precedente. In cifre, stiamo parlando di 4.442 morti contro 5.174 di due settimane fa: c’è stato un decremento del 14%».

Come interpreta questa flessione?

«È un primo segnale positivo che, posso dire con abbastanza certezza, indica l’inizio della discesa della curva dei decessi. La curva dei contagi, invece, scende ormai da tre, quattro settimane. Questo ci dà una conferma sull’efficacia e gli effetti delle misure di contenimento: per quanto riguarda i decessi, ci mettono circa 21 giorni in più, rispetto ai contagi, per manifestarsi. Era una cosa che già si diceva durante la prima ondata, adesso è arrivata la conferma. Ecco, dovremmo tenerlo a mente per la terza ondata, che ormai è inevitabile».

Gli ospedali continuano a svuotarsi, era previsto anche questo?

«Sì, dopo quella dei contagi, a flettersi è la curva dei ricoveri. Oggi ci sono 445 pazienti in meno ricoverati con sintomi e 77 in meno nelle terapie intensive. Finalmente abbiamo il dato relativo agli ingressi giornalieri in terapia intensiva, oggi 191. Questo ci permette di fare un calcolo: se 191 persone sono entrate in terapia intensiva oggi ma sul numero assoluto osserviamo un meno 77 unità vuol dire che a essere usciti dalle terapie intensive sono state 268 persone. Quello che non possiamo sapere, purtroppo, è quanti di questi 268 siano morti e quanti guariti. Sarebbe utile avere questo dato. In Germania, ade esempio, lo comunicano ogni giorno ai cittadini».

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