No, fare gargarismi con l’acqua ossigenata non neutralizza il Coronavirus

di Redazione

Alcune testate hanno riportato uno studio recente, in maniera fuorviante e senza fornire fonti. Cerchiamo di fare chiarezza

Diverse testate hanno rilanciato uno «studio» che sarebbe stato pubblicato su Infection Control & Hospital Epidemiology. Tra gli autori l’oftalmologo Antonio Del Prete dell’Università Federico II di Napoli. Da certi titoli leggiamo che l’acqua ossigenata (perossido di idrogeno) neutralizzerebbe il nuovo Coronavirus. Al di là di quanto possa essere fuorviante presentarlo in questo modo, in realtà si tratterebbe di prevenire il contagio da parte di positivi asintomatici.


Nessuno linka lo studio, che si suppone nuovo rispetto a una «lettera all’editore» pubblicata nell’aprile 2020 sulla stessa rivista, già citata lo scorso settembre su altre testate. Sul portale Scopus che monitora i ricercatori, la stessa lettera sembrerebbe l’ultimo lavoro a cui ha partecipato Del Prete sul tema, stando agli ultimi aggiornamenti.


La lettera di cui disponiamo al momento è un position paper, come quello che ipotizzava – senza dimostrarlo – un collegamento tra smog e diffusione del virus. Spesso a venire ingigantiti nella stampa finiscono, per esempio, anche i case report, ovvero degli articoli che trattano di singoli casi clinici, i quali possono fungere da spunto per ricerche vere e proprie. Ricordiamo per esempio lo «studio» che avrebbe collegato Covid-19 e priapismo.  

Questo lavoro sarebbe stato «recentemente ripreso da una analoga indagine condotta dai colleghi del Sacco di Milano che ne ha confermato l’efficacia». Chi riporta questa affermazione non fornisce alcuna fonte. Tuttavia abbiamo trovato effettivamente uno studio del settembre 2020, intitolato «Short?term inhibition of SARS?CoV?2 by hydrogen peroxide in persistent nasopharyngeal carriers», condotto proprio da ricercatori del Sacco.

«Ci siamo rivolti al Ministero della Salute – continua Del Prete – Ci è stato detto che lo studio è scientificamente interessante ma che tuttavia non ci sono sufficienti risorse per farne un protocollo vero e proprio. Servono 200 mila euro, motivo per cui adesso stiamo pensando a una iniziativa di crowdfunding».

La lettera, intitolata «Il perossido di idrogeno potrebbe ridurre il tasso di ospedalizzazione e le complicanze dell’infezione da SARS-CoV-2?», non ipotizza evidentemente, che l’acqua ossigenata neutralizzi il virus, ma al più contribuirebbe a ridurre complicanze e ricoveri. L’idea di base è quella di fare dei gargarismi con l’acqua ossigenata, ma non solo:

«Si propone un regime di gargarismi 3 volte al giorno per la disinfezione del cavo orale e lavaggi nasali con nebulizzatore due volte al giorno (per una maggiore sensibilità della mucosa nasale). Il perossido di idrogeno (H2O2) è sicuro per l’uso sulle mucose come gargarismi o come spray nasale; infatti, è già comunemente utilizzato in otorinolaringoiatria […] Nessun danno è stato osservato sulle mucose orali o sui loro microvilli dopo il trattamento in corso di gargarismi con H2O2 3%. Un altro percorso per SARSCoV-2 è attraverso i dotti nasolacrimali; pertanto, si consiglia l’uso di iodopovidone 0,5% –0,6% come collirio (1 goccia 3 volte al giorno sulla congiuntiva di entrambi gli occhi) a causa della sua azione antisettica contro SARS-CoV-2 entro 1 minuto».

Gli autori concludono proponendo degli studi randomizzati e controllati, in modo da verificare la loro ipotesi, mostrando una «riduzione delle complicanze polmonari e dei tassi di ospedalizzazione». Ovviamente questi ampi studi dovranno escludere l’azione dei trattamenti standard e delle norme di contenimento già in vigore, nel provocare il medesimo effetto, che di per sé sarebbe un mero dato surrogato. Il rischio è sempre quello di affidarsi a un metodo trascurandone altri, come quando si pensa che le mascherine in generale possano proteggere anche noi stessi dal contagio.

Del Prete auspica la creazione di una campagna di crowdfunding per raccogliere 200 mila euro, così da ottemperare alle richieste degli enti competenti, in modo da sviluppare dei protocolli ufficiali.

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