Il Covid-19 può provocare priapismo? Il curioso caso di un paziente francese

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Su diversi media è stata riportata la vicenda di un paziente francese ricoverato in terapia intensiva per Covid-19 che mostrava una erezione durata per circa quattro ore, si parla quindi di un caso di priapismo. Purtroppo ancora oggi risulta ostico ai più spiegare le differenze tra i tipi di documentazione scientifica. Nei quotidiani che ne parlano si fa riferimento a uno «studio», ma in realtà si tratta di un case report.

Approfondiremo meglio nel secondo paragrafo le principali differenze tra gli articoli scientifici e perché non possono essere chiamati tutti «studi». Non si tratta di spaccare il capello in quattro. Comprendere queste differenze è estremamente importante per non diffondere contenuti pseudoscientifici. Qualcuno addirittura è arrivato a presentare come «studio» un esperimento sulle presunte proprietà antivirali della vitamina C che non era nemmeno cominciato, solo perché lo si rendeva noto sul sito della US National Library of Medicine.

Analizziamo ora il caso, pubblicato il 17 giugno sul American Journal of Emergency Medicine. Per quanto possa sembrare strana, la notizia è vera, ma andrebbe contestualizzata meglio. 

Covid-19 e priapismo

Gli autori del case report fanno riferimento a un paziente di 62 anni, finito in terapia intensiva a seguito di  complicanze «tromboemboliche», dovute all’infezione da SARS-CoV2. Il contesto in cui si inserisce è quello di tante varie complicazioni correlate a questo stato, in particolare una situazione di ipercoagulabilità. Il curioso caso del paziente francese non si spiega dunque direttamente col Covid-19, ma con la sua particolare situazione clinica.

«Qui descriviamo un caso di priapismo come una complicazione tromboembolica in un paziente con COVID-19 – continuano i medici – che si è ripreso dalla sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS). Discutiamo i meccanismi patofisiologici sottostanti principalmente legati a uno stato di ipercoagulabilità. La gestione dell’emergenza consisteva in un’iniezione intracavernosa dell’agente simpaticomimetico etilefrina e aspirazione del sangue cavernoso».

Anche le precedenti vicissitudini cliniche del paziente potrebbero aver giocato un ruolo. Gli autori del documento riportano di una storia di «chirurgia inguinale sinistra e appendicectomia». Per i medici si tratta di un caso raro ma perfettamente spiegabile con l’ischemia.

«Non è stata identificata alcuna diagnosi alternativa all’ischemia – continuano i medici – il priapismo era inaugurale e il paziente non ha ricevuto trattamenti noti per promuovere il priapismo, come la sedazione del propofol».

Gli elementi a sostegno di un collegamento causale col Covid-19 sono forti secondo gli autori, ma questi ammettono che occorrerebbero ulteriori casi documentati per «rafforzare l’evidenza».

Le pubblicazioni scientifiche non sono tutte uguali

La notizia è passata facendo riferimento a uno «studio», ma si tratta di un case report. Analogamente abbiamo analizzato in precedenza un position paper, presentato anche dalla stampa più autorevole come «studio scientifico».

Quando si pubblica uno studio spesso si tiene conto anche di gruppi di controllo, che non sono stati sottoposti alla variabile dipendente (il fenomeno che si vuole studiare); tenendo conto di tutte le variabili indipendenti previste e non prevedibili, che possono influire sugli esiti della ricerca.

  • Un position paper è la pubblicazione argomentata e con fonti di una ipotesi che necessita di studi scientifici per essere verificata;
  • Il case report è il rapporto dettagliato di un caso avvenuto, per esempio, durante il trattamento di uno o più pazienti nella normale attività degli addetti ai lavori; non è una raccolta di dati precedenti analizzati statisticamente (studio epidemiologico), né un esperimento controllato (che riflette il concetto classico di studio scientifico);
  • Esistono anche revisioni ulteriori di più studi comparati tra loro, come le analisi sistematiche, ovvero delle revisioni di tutta la letteratura scientifica più autorevole riguardante un fenomeno.

I rischi delle semplificazioni eccessive

Le semplificazioni quando si riportano delle notizie sono quasi inevitabili. Ne abbiamo fatto anche noi in questa breve descrizione, ma non se ne dovrebbe abusare.

Nei case report, come abbiamo visto in precedenza, si possono trovare anche correlazioni con presunti effetti benefici dell’agopuntura, o di sedicenti eventi avversi nei vaccini. Questo perché per loro stessa natura non prevedono un controllo del fenomeno riportato, né sono una analisi sistematica dei casi precedenti.

In questo caso potrebbe passare il messaggio che sarebbe stato dimostrato un collegamento rilevante tra il Covid-19 e il priapismo, ma non è così. Non intendiamo sminuire l’utilità dei report clinici, i quali servono a dare spunti importanti per future ricerche vere e proprie, ma è fondamentale non confonderli con queste ultime.

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