Chi sta vaccinando meglio e di più? Infuria la guerra delle dosi e risorge il nazionalismo sanitario

Mentre assistiamo a un conflitto tra la Commissione e gli Stati membri con i vertici delle multinazionali farmaceutiche, i governi sono passati alle azioni unilaterali

Non è poi così raro sentire i leader di governo parlare del bisogno di unità, collaborazione, multilateralismo di fronte ai grandi obiettivi condivisi. Ma quando arriva una crisi vera, quella in cui un bene vitale diventa scarso, quelle belle parole vengono messe duramente alla prova. L’Unione europea adesso si trova in questa situazione, alle prese con un problema che non è in grado di risolvere con le sue forze, mentre i governi sono messi sotto pressione dalla pandemia di Coronavirus e dal nervosismo crescente delle opinioni pubbliche, stressate dalle restrizioni persistenti e dai numeri della pandemia, mentre la campagna vaccinale – partita in ritardo – stenta a prendere il via. Tutto questo mentre gli europei vedono che i Paesi vicini e lontani riescono a fare di meglio. L’Ue ha somministrato solo 2,2 dosi per 100 persone, contro 7,5 dosi negli Stati Uniti, 11 dosi nel Regno Unito e quasi 45 dosi in Israele.


Non era questo il 2021 che si aspettavano gli europei

Dopo mesi passati a discutere del problema dei no-vax, di chi vaccinare prima e chi dopo, e di fare o non fare passaporti vaccinali, gennaio doveva essere il momento in cui si guardava il numero degli immunizzati tra personale sanitario e soggetti a rischio crescere sempre più rapidamente. Invece si assiste a un conflitto tra la Commissione e gli Stati membri con i vertici di Pfizer/BioNTech e AstraZeneca per via delle consegne che non arrivano nei tempi previsti, con discussioni e contenziosi sui contratti.


Cosa non ha funzionato? Di chi è la colpa? Stanno sbagliando i fornitori di vaccini, i governi nazionali o i funzionari europei a Bruxelles? Il timore di alcuni è che l’Ue abbia usato la sua forza contrattuale solo per risparmiare sul prezzo delle dosi. La verità, come spesso accade, è un combinato di più fattori, ma ormai il problema è fuori controllo. Anche essendo ottimisti e immaginando che tutto sarà risolto entro poche settimane, i ritardi stanno influendo su tutta la campagna, che significa: più contagiati e più vittime, restrizioni che durano più a lungo, e più danni all’economia e alla società.

La resa dei conti tra Commissione europea e AstraZeneca incarna tutta l’incapacità dell’Ue di mettere a punto la campagna per la vaccinazione di massa, revocando in dubbio tutte le speranze di vaccinare rapidamente milioni di persone, e liberarsi dal virus. Ieri la Commissione è arrivata a chiedere che decine di milioni di dosi di vaccino Covid-19 prodotte nelle fabbriche britanniche di AstraZeneca vengano dirottate in Europa. L’appello dell’Ue segna un’escalation politica in un conflitto post-Brexit che rischia di minare i futuri rapporti economici tra le due sponde della Manica.

Il conflitto con big pharma e l’iniziativa degli stati nazionali

Una frattura che arriva su pressione degli Stati nazionali, ormai passati alle azioni unilaterali, come la Germania che ha bloccato le esportazioni di altri vaccini (come quello di Pfizer) dall’Ue al Regno Unito, e la Svezia che ha bloccato i pagamenti a Pfizer/BioNTech per un disaccordo sulla quantità di dosi presenti nel contratto. Anche l’Italia va per conto suo, investendo 81 milioni di euro sul vaccino sviluppato dalla ReiThera. Nel frattempo, in Europa si prende in considerazione anche l’utilizzo del vaccino russo Sputnik V, deriso con battute di ogni tipo e del tutto fuori discussione fino a poche settimane fa, e ora proposto addirittura da Angela Merkel.

Stiamo andando verso il nazionalismo del vaccino?

Il ministro della sanità del Regno Unito, Matt Hancock, ha messo in guardia l’Ue dal “protezionismo vaccinale” dopo che i funzionari hanno detto ai produttori di valutare il controllo delle esportazioni di vaccini prodotti all’interno dell’Ue, ed eventualmente bloccarle. Un’altra complicazione poi è che il vaccino AstraZeneca non è ancora stato approvato nell’Ue, mentre il regolatore del Regno Unito ha dato il via libera a dicembre. L’Ema ha detto che il vaccino AstraZeneca, forse, potrebbe non essere approvato per gli anziani, ma cosa succederebbe se venisse respinto?

La buona notizia è che Sanofi, azienda francese, ha accettato di produrre il vaccino di Pfizer/BioNtech dopo il fallimento nello sviluppo del suo vaccino. Continueranno ancora con la ricerca, ma nel frattempo metteranno a disposizione i loro impianti di produzione in Germania per produrre 125 milioni di dosi del vaccino Pfizer/BioNtech. Il senso di smacco per i transalpini si fa sentire, anche perché la britannica AstraZeneca e l’americana Moderna sono guidate da un amministratore delegato francese. Forse però è proprio mettendo da parte l’orgoglio nazionale e alcuni interessi commerciali che si può uscire più rapidamente da questa palude.

Foto di copertina: Farzad Mohsenvand/Unsplash

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