La Commissione Ue alza la voce: «Da Astrazeneca comportamento inaccettabile. Ci diano le dosi prodotte nel Regno Unito»

La casa anglo-svedese svela alcuni passaggi dell’intesa, che rischiano di legare le mani a Bruxelles. Botta e risposta infuocato, alle 18.30 il faccia a faccia. In attesa della decisione dell’Ema

Parla di obblighi morali e contrattuali la Commissaria europea per la salute  Stella Kyriakides in riferimento alle aziende produttrici dei vaccini anti Covid. L’attacco è per Astrazeneca, tra poche ore chiamata a rapporto nella riunione indetta dal direttivo Ue per chiarire la complessa questione della forniture del vaccino anti Covid. «Il “massimo sforzo possibile” citato dall’azienda non è né accettabile né corretto» ha detto Kyriakides riferendosi alle ultime dichiarazioni del Ceo di Astrazeneca Pascal Soriot su alcuni passaggi del contratto di accordo, per ora rimasto ancora segreto.


«Nel nostro contratto c’è scritto chiaramente: best effort, ossia “faremo del nostro meglio”» ha detto Soriot. «In quella sede abbiamo deciso di utilizzare questa formula perché all’epoca l’Ue voleva avere la stessa capacità produttiva del Regno Unito, nonostante il contratto sia stato firmato tre mesi dopo» ha spiegato ancora il Ceo, « per cui abbiamo detto ok, faremo del nostro meglio, ma non possiamo impegnarci contrattualmente perché abbiamo tre mesi di ritardo rispetto al Regno Unito». Se fosse così, i termini accettati dalla Commissione per un accordo tanto importante sarebbero molto blandi e rischiosi. Ma Stella Kyriakides smentisce categoricamente, dopo i diversi inviti da parte di alcune fonti della Commissione a svelare il contratto.


«Contestiamo le dichiarazioni di Soriot e chiediamo lo svincolo dalla clausola di segretezza per poter pubblicare il contratto» aveva risposto in mattinata l’Ue, con l’ulteriore smentita sulle sedi di produzione accordate. «Non è previsto che la sede di produzione delle dosi per l’Ue debba essere limitata al Belgio, ma può avvenire anche nel Regno Unito». Soriot a riguardo aveva parlato di una possibilità soltanto secondaria raccontando di come tre mesi prima l’azienda avesse preso accordi con Londra per una produzione di massima priorità per il Regno Unito.

«Non c’è una gerarchia negli impianti di produzione, nel contratto ce ne sono quattro elencati senza alcuna differenza tra quelli europei e quelli del Regno Unito», ha aggiunto la commissaria. Secondo la versione di Kyriakides dunque anche gli stabilimenti britannici farebbero parte dell’accordo di pre-acquisto e quindi sarebbero chiamati alla consegna delle dosi come gli altri. La richiesta di svelare il contratto ora arriva dalla stessa Europa nel tentativo di poter chiarire meglio la proprie posizione, ma il dialogo con l’azienda farmaceutica sembra non aver trovato ancora un tono di tregua.

Verso l’ok dell’Ema, ma l’esclusione degli over 65 fa paura

Nel frattempo la risposta più importante si aspetta dall’Ema, l’agenzia europea per i medicinali, che nella data più accreditata del 29 gennaio dovrebbe esprimersi sulla validità del candidato vaccino di Oxford. Per l’Italia sarà dura dover ricevere il 60% di fornitura in meno dalla sperimentazione su cui aveva puntato di più. E la clausola del via libera concesso solo agli under 55 o 65 fa più paura che mai a un piano che ad oggi non è in grado di garantire la vaccinazione per gli ultra 80enni, tra le categorie più fragili in assoluto. «I dati del vaccino AstraZeneca non sono ben rappresentati nella fascia d’età superiore ai 65 anni», ha confermato il presidente dell’Agenzia italiana del farmaco Giorgio Palù poche ore fa. «Il responso sarà dell’Ema ma secondo i dati pubblicati da Lancet nel novembre 2020 i dati a cui far riferimento per gli over 65 erano ben pochi».

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