Ricciardi: «Sul piano vaccini Arcuri non può far tutto». E per gli anticorpi monoclonali si perde tempo: «Funzionano, cosa aspettiamo?»

Il consigliere del ministro della Salute pensa a «una persona come Bertolaso» per la gestione della seconda fase della campagna vaccinale

Gli intoppi nella somministrazione delle dosi, la decisione dell’Aifa sul limite dei 55 anni per il vaccino di AstraZeneca, e l’arrivo di mesi difficili. Walter Ricciardi, consulente scientifico del ministro della Salute, fa un bilancio a tutto campo della gestione della pandemia da Coronavirus in Italia. Intervistato dal  Il Messaggero, Ricciardi si dice ancora ottimista su un’accelerazione della campagna vaccinale ma, aggiunge, «la seconda fase non può essere gestita come la prima. Dovremo vaccinare centinaia di migliaia di persone nei palasport, negli studi di medicina generale…avremo bisogno di una organizzazione di tipo militare che ancora non c’è».


Per farlo, secondo Ricciardi, serve una leadership forte e riconosciuta: «Arcuri sta facendo un egregio lavoro. Ma organizzare le vaccinazioni non può essere fatto part time». Per questo compito, l’ex presidente dell’Iss pensa «a una persona come Bertolaso». Ma oltre alla somministrazione dei vaccini, uno dei grandi temi toccati da Ricciardi è quello dell’uso di terapie con anticorpi monoclonali. Solo di recente Aifa ha aperto un bando per lo studio della loro efficacia nella lotta al Coronavirus, ma di quelli che già hanno mostrato un’efficacia contro il Covid19 non c’è ancora l’approvazione. «Aifa dovrebbe essere più coraggiosa, la richiesta da Ely Lilly è arrivata, questi anticorpi monoclonali vengono prodotti anche in Italia, riducono del 70 per cento l’aggravamento. Cosa stiamo aspettando?», si chiede Ricciardi.


Un’opinione condivisa anche dal virologo Guido Silvestri, professore ordinario all’università di Atlanta che da mesi chiede che l’Italia acceleri sull’uso dei monoclonali. Secondo Silvestri, alla base potrebbe esserci una sorta di concorrenza con l’utilizzo del plasma convalescente. «In generale – dice al Giorno – credo che alla base di diverse critiche esasperate verso i monoclonali ci siano ragioni non scientifiche, ma ideologiche, o magari di propaganda partitica, e la cosa è di grande tristezza considerando che l’obiettivo comune dovrebbe essere quello di salvare vite umane». Come mostrato dai dati diffusi da Ely Lilly, la terapia con i monoclonali riduce del 70% i ricoveri in ospedale e le morti: «A mio parere – dichiara Silvestri – sono molto promettenti».

Leggi anche: