Il disastro economico non è (ancora) arrivato. Secondo l’Istat, nel 2020 il Pil è calato meno del previsto: – 8,8%

Dopo un leggero miglioramento nel terzo trimestre grazie all’allentamento delle misure restrittive, nel quarto trimestre il Pil è calato del 6,6%

Era atteso un calo del 9% nel Prodotto interno lordo annuale in Italia per il 2020, ma il risultato finale è leggermente migliore rispetto alle aspettative del Governo nella Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza (Def). Stando alle stime calcolate dall’Istat sui dati trimestrali nel corso dell’anno è stata registrata una riduzione dell’8,8%. Complessivamente, il dato negativo può essere attribuito alle restrizioni introdotte non solo in Italia, ma in tutto il mondo, a causa della pandemia di Coronavirus. «La variazione congiunturale è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto in tutti i principali comparti produttivi – si legge sul sito dell’Istat -, ovvero agricoltura, silvicoltura e pesca, industria e servizi. Dal lato della domanda, vi è un contributo negativo sia della componente nazionale (al lordo delle scorte), sia della componente estera netta».


Dopo la leggera ripresa, la ricaduta

Come commenta l’Istat, il calo registrato a fine 2020 arriva dopo «un robusto recupero del terzo trimestre a causa degli effetti economici delle nuove misure adottate per il contenimento dell’emergenza sanitaria». «Tale risultato determina un ampliamento del calo tendenziale del Pil – si legge nella nota – da -5,1% del trimestre precedente a -6,6%». I risultati dei conti nazionali annuali per il 2020 saranno diffusi il 1 marzo.


I dati Eurostat

Nel frattempo sono uscite le prime stime sulla crescita annuale per il 2020, basate sui dati trimestrali. «Il Pil nella zona euro è calato del 6,8% e nella Ue-27 del 6,4%», si legge nella nota che accompagna la stima flash sul Pil. Anche i dati sul quarto trimestre segnano un peggioramento. «Nel quarto trimestre 2020 torna in calo il Pil dell’Eurozona: –0,7% nella zona euro e –0,5% nella Ue-27». Il dato peggiore è stato registrato in Austria (-4,3%), seguita dall’Italia (-2%) e dalla Francia (-1,3%). Sale invece in Lituania (+1,2%) e Lettonia (+1,1%).

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