Renzi in Arabia Saudita, la proposta di legge del grillino Berti sul conflitto di interessi: «Ma non è un provvedimento ad personam»

Incandidabilità di cinque anni per i membri del governo e i parlamentari che ricevono più di 5.000 euro da soggetti pubblici o privati stranieri: «Il rischio di essere influenzati è dietro l’angolo»

Non servirà a calmare le acque per la formazione di una maggioranza intorno al governo Draghi – anche se l’auspicio di Francesco Berti è che «non si pongano veti» in questa fase – ma la proposta di legge del deputato 5 stelle riaccende la questione degli 80 mila euro di compenso dati a Matteo Renzi per la conferenza con il principe saudita Mohammed bin Salman. «Disposizioni in materia di conflitto di interesse per i titolari di incarichi politici nei confronti di influenze straniere», è il titolo della proposta.


Negli ultimi giorni, Berti sta raccogliendo le firme prima di depositare formalmente la disposizione alla Camera. «In questo momento, lo capisco, sembra direzionata verso il leader di Italia Viva, ma non è una legge ad personam», afferma a Open. Le coincidenze temporali con la vicenda di Renzi, tuttavia, fanno pensare che non si sia trattato di un semplice caso. «Si pensa che il testo sia un attacco a Renzi, la realtà è che se prendi soldi dall’Arabia Saudita non puoi pensare di non essere messo in discussione».


Quanto al ruolo di Renzi nell’advisory board del Fii Institute, ente governativo controllato dal fondo sovrano saudita, non c’è nulla di illegale, «ma è allucinante – incalza il deputato del Movimento – che un senatore prenda soldi da governi, enti pubblici di Stati esteri e da persone giuridiche aventi sede in uno Stato estero». La proposta di legge di Berti, qualora fosse approvata, introdurrà regole più stringenti per presidente del Consiglio, ministri, vice-ministri, sottosegretari, deputati e senatori.

Se durante il mandato o l’anno successivo alla cessazione ricevono contributi o altre forme di sostegno provenienti dall’estero superiori a 5.000 euro, decadono con effetto immediato dalle proprie funzioni. «Non solo – aggiunge Berti -, la legge introduce l’incandidabilità e la nomina per i cinque anni successivi: l’Italia non può permettersi il rischio che i suoi parlamentari siano manipolati e usati come testimonial». La disposizione va a integrare quanto contenuto nella legge cosiddetta spazzacorrotti, che vale soltanto per i candidati e non per gli eletti.

Sull’opportunità del timing di presentazione della proposta, Berti dice che «l’episodio di Renzi, il quale ha preso soldi dall’Arabia Saudita, rischia di essere dimenticato troppo in fretta». E aggiunge: «Anche durante le trattative per la formazione del nuovo esecutivo, non possiamo dimenticarci dei temi cruciali come l’onorabilità delle istituzioni, e mettere nero su bianco i cardini del Movimento. Questa norma non è un attacco a Renzi, ma una tutela per i membri del governo e i parlamentari da possibili influenze straniere».

Riguardo alle consultazioni, mentre racconta a Open le ragioni che stanno alla base della sua proposta, Berti rimarca il suo giudizio negativo su Italia Viva: «Un partito completamente inaffidabile. Ha bloccato il Paese con questa crisi accusando il governo Conte di essere bloccato. Italia Viva ha fatto e disfatto una crisi». Ma chiarisce: «Ritengo che vada accolto l’appello del presidente della Repubblica, discutendo sui temi del nuovo governo senza pregiudizi e veti sui partiti».

Come si fa a sedersi al tavolo della maggioranza con un partito al cui leader indirizza – di fatto – un’iniziativa di legge sul conflitto di interesse? «La mia può sembrare una proposta polemica, ma è semplicemente una proposta di legge giusta». E sposta l’attenzione verso un’altra forza politica della possibile maggioranza Draghi per far passare il suo messaggio: «Voi pensate che Forza Italia sia un partito affidabile? Vedendo cosa hanno votato in parlamento in passato o se parliamo di giustizia, io non mi fido affatto di Forza Italia. Però – conclude -, bisogna fare un salto in avanti per uscire da questa crisi, superare le differenze ideologiche e fare sintesi per l’attuazione di un programma di governo limpido e preciso».

Il testo della proposta di legge

Il Presidente del Consiglio dei ministri, i ministri, vice-ministri, sottosegretari, deputati e senatori della Repubblica che durante il proprio mandato e nell’anno successivo alla cessazione del proprio incarico ricevono contributi, prestazioni o altre forme di sostegno provenienti da governi o enti pubblici di Stati esteri e da persone giuridiche aventi sede in uno Stato estero non assoggettate a obblighi fiscali in Italia superiori a 5000€ euro annui decadono con effetto immediato dalle proprie funzioni, se ricoperte, e non possono essere eletti o nominati nelle cariche summenzionate per 5 anni a parte dalla cessazione dell’incarico politico.


La presente disposizione non si applica, nell’anno successivo alla cessazione del proprio incarico politico, per chi percepiva già un emolumento in denaro o in altra natura prima di ricoprire la carica politica di cui al comma 1.

Art 1 Disposizioni in materia di conflitto di interesse per i titolari di incarichi politici nei confronti di influenze straniere.

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