Allarme varianti, mentre in Italia si litiga, l’arma del lockdown rigido premia Germania e Regno Unito

In Europa sono diversi gli esempi di contrasto all’aumento dei contagi legati alle varianti del virus. Chi ha scelto le chiusure più severe ha ottenuto i risultati migliori

Prima di preoccupare l’Italia, le varianti di Covid-19 hanno invaso già diversi Paesi d’Europa e del mondo. Su territorio nazionale la lotta alle mutazioni è solo agli inizi, con la polemica di un lockdown totale che torna a spaventare. Per le realtà estere e in particolare europee invece le misure restrittive vanno avanti, facendosi esempi di differenti strategie di lotta.


Le mosse della Germania

Il portavoce del governo tedesco Steffen Seibert parla di «una nuvola scura portata da un pericolo molto serio», Angela Merkel «di rischi disastrosi». La Germania è alle prese con la lotta alla variante “inglese”, individuata già in diverse parti del Paese e con buone probabilità presente sul territorio tedesco già da novembre. Ad averlo fatto sapere era stato a dicembre l’Hannoversche Allgemeine Zeitung, che, citando il ministero della salute della Bassa Sassonia, una delle zone della Germania in assoluto più colpita da inizio pandemia, aveva raccontato di un paziente anziano risultato positivo già un mese prima. Al 20 di gennaio l’allarme è scattato con la nascita di un numero sempre maggiore di focolai, tra cui quello del Vivantes-Humboldt-Klinikum, l’ospedale di Berlino completamente chiuso e messo in quarantena causa variante “britannica“.


«La variante potrebbe sostituire il virus originario e diventare dominante in Germania», ha detto a metà gennaio il capo di gabinetto della cancelleria federale, Helge Brau. Parole seguite pochi giorni fa dall’annuncio di Angela Merkel di un lockdown prolungato per tutto il Paese, al momento alle prese con il 18% circa di diffusione di casi di variante “inglese”.

Lockdown

La prima mossa scelta dal governo centrale tedesco per arginare il pericolo variante, è stata quella di prolungare il lockdown rigido, in cui la Germania si trova dal 16 dicembre. La proroga della stretta, decisa lo scorso 26 gennaio, avrebbe dovuto allentarsi intorno all’1 marzo. Ma il governo tedesco ha tenuto il punto fermo annunciando la chiusura almeno fino al 7 marzo prossimo. L’allentamento delle misure restrittive potrà avvenire solo a condizioni epidemiologiche ben precise: quando cioè il tasso di incidenza calcolato su 7 giorni risulterà stabile a un massimo di 35 nuove infezioni ogni 100mila abitanti.

Confini

Le restrizioni hanno riguardato anche le frontiere. A fine gennaio è stato imposto lo stop alla maggior parte dei viaggi da e per i Paesi colpiti dalle nuove varianti di coronavirus più contagiose, tra cui Gran Bretagna, Sud Africa, Brasile e Portogallo. Risale alle ultime ore un’ulteriore stretta sui confini. Il governo tedesco ha imposto limitazioni agli spostamenti con il Tirolo austriaco e la Repubblica Ceca. Al confine di ingresso e in uscita con Baviera e Sassonia vigono controlli serrati, mentre sono sospesi anche i servizi delle ferrovie tedesche della Deutsche Bahn in partenza e in arrivo proprio per i due Land.

Scuole

Sul tema delle scuole il governo centrale sembra essere in totale disaccordo con la scelta che alcuni Laender starebbero facendo. «La pianificazione delle aperture delle scuole nei prossimi giorni da parte di alcuni Land è un passo azzardato», ha detto Merkel. La strategia della Cancelliera avrebbe invece imposto la soglia di riferimento dei 35 nuovi contagi in 7 giorni su 100mila abitanti, anche per l’apertura delle scuole. Ma le decisioni delle singole regioni hanno preso una direzione più morbida, per cui molti istituti scolastici riapriranno già da 22 febbraio. Una discrepanza resa possibile dal fatto che in Germania la materia è di esclusiva competenza regionale, per cui la Cancelliera al momento impossibilitata ad agire con qualsiasi tipo di veto.

Gli effetti

Il numero dei contagi è in diminuzione nel Paese da diverse settimane. L’incidenza registrata è di circa 70 casi per 100mila abitanti, e diminuiscono i Land nei quali l’incidenza è compresa fra i 100 e i 200 casi settimanali. Anche Berlino ha toccato i livelli più bassi da novembre a questa parte ma l’obiettivo ora è arginare quel 18% di variante “britannica” che spaventa. A questo proposito è il sequenziamento del virus nei laboratori ad essere ancora troppo basso e a non garantire un controllo reale sulla velocità di diffusione. Per sopperire alla carenza di analisi, la Germania continua con le chiusure, nella speranza di agire in ogni caso sui contagi.

Le mosse del Regno Unito

Per la prima volta nel Regno Unito è stata individuata e isolata la variante di Covid-19 denominata per questo “inglese”. Il 12 dicembre nella prigione dell’Isola di Elmley sono risultati positivi al Covid ben il 40% dei detenuti in un solo braccio del carcere. Da lì una corsa contro il tempo che ha messo in ginocchio un intero Paese nel giro di 20 giorni: da 6 mila a 70 mila casi, con focolai sempre più presenti tra bambini e ragazzi.

Lockdown

La scelta iniziale del Regno Unito è stata quella di agire con chiusure localizzate nelle zone dove la variante era più diffusa. Al 30 di dicembre il ministro della Salute Matt Hancock aveva annunciato di casi in forte aumento e quindi la chiusura di ulteriori Comuni interessati. Così come per la strategia dei colori italiana, anche il governo inglese ha proceduto per livelli restrittivi, modulandoli sulla base dei dati di diffusione. Il tier 4, il livello più duro di lockdown, prevede l’ordine di restare a casa e implica che le attività commerciali come i negozi non essenziali, i parrucchieri e le palestre debbano chiudere. Ed è al livello 4 che l’intero Paese è purtroppo arrivato nei primi giorni di febbraio, con conseguente chiusura totale tuttora valido.

I confini

Per entrare nel Regno Unito attualmente c’è l’obbligo di 3 tamponi: oltre a quello eseguito all’ingresso si viene sottoposti a un test dopo 2 e 8 giorni. Per i viaggiatori che provengono dai paesi più colpiti dall’epidemia di Covid ed entrano nel Regno Unito senza rispettare l’obbligo di isolamento negli hotel allestiti, il governo britannico ha previsto multe da 10 mila sterline e il carcere fino a 10 anni. Sanzioni salatissime e detenzione le armi per far rispettare le regole sui confini. Hotel da quarantena allestiti a carico del viaggiatore: 1750 sterline comprensivi di vitto, alloggio, trasporto e test.

Scuole

Una delle misure del lockdown generale deciso dal governo britannico è stata anche quella delle chiusure di tutte le scuole. Primarie, secondarie e college di tutto il Paese stanno andando avanti con la didattica a distanza. Gli istituti sono aperti solo per i bambini più vulnerabili e per i figli dei lavoratori essenziali, così come restano aperti i parchi giochi per famiglie e bambini.

Gli effetti e i possibili allentamenti

I dati sui decessi e nuovi contagi del Regno Unito stanno registrando una chiara tendenza al ribasso. Nell’ultima settimana ci sono stati il 25% in meno di ospedalizzazioni, le morti si sono ridotte del 26% e i nuovi casi del 27%. Per la prima volta dallo scorso luglio l’indice Rt è sceso sotto l’1% oscillando tra lo 0,7% e lo 0,9%. Riguardo a una possibile riapertura Johnson ha dichiarato un «cauto ottimismo», prevedendo intorno al 22 febbraio tre differenti fasi di allentamento, con la ripartenza delle scuole prevista all’8 di marzo.

Le mosse della Francia

La variante “inglese” in Francia rappresenta circa il 20-25% dei casi risultati positivi al virus. Nelle ultime ore la parte nord-orientale ha registrato una rapida diffusione anche della variante “sudafricana“: la regione dell’Alsazia rileva attualmente 100 nuovi casi al giorno. E poi la preoccupante situazione della Mosella a est del Paese: più di 300 casi di mutazioni riconducibili alle varianti “sudafricana” e “brasiliana“.

Lockdown

Il governo francese è attualmente ancora al vaglio di una possibile chiusura totale o parziale del Paese. Il ministro della Salute Olivier Veran discute ancora con i rappresentati delle singole regioni anche sull’eventuale chiusura degli istituti scolastici.

I confini

La Francia ha chiuso le sue frontiere ai Paesi al di fuori dell’Unione europea. Una decisione annunciata dal primo ministro Jean Castex a inizio febbraio: «Qualsiasi ingresso qualsiasi uscita dal nostro territorio verso o da un Paese al di fuori dell’Unione europea sarà vietata, tranne che per motivi impellenti».

Gli effetti

Per ora gli effetti dell’indecisione sulle misure restrittive anti varianti collocano la Francia al terzo posto della classifica mondiale dell’Oms per numero di contagi. Solo dopo Stati Uniti e Brasile, il Paese europeo va avanti con una media di oltre 20 mila contagi al giorno e con una percentuale di diffusione delle varianti che non accenna a scendere.

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