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«Bin Salman autorizzò il blitz contro Khashoggi»: il report degli 007 americani che accusa il principe saudita

26 Febbraio 2021 - 22:25 Redazione
Il documento è stato diffuso oggi, dopo essere stato declassificato. Secondo l'intelligence statunitense, il principe ereditario sostenne l'uso della violenza contro il giornalista dissidente

L’intelligence statunitense accusa il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman di avere «autorizzato» un’operazione per «catturare o uccidere» il giornalista dissidente Jamal Khashoggi. Il rapporto dell’intelligence Usa è stato diffuso oggi, 26 febbraio, dall’amministrazione Biden dopo che è stato declassificato. Nel documento, di cui già erano uscite alcune anticipazioni, si spiega come Mohammed bin Salman ritenesse Khashoggi una minaccia per il regno. Secondo l’intelligence, il principe ereditario sostenne l’uso della violenza, se necessario, per mettere a tacere il giornalista.

Ventuno persone coinvolte

Il rapporto, quindi, elenca 21 persone che gli 007 americani ritengono essere complici o responsabili del blitz. L’intelligence Usa si dice «altamente convinta» delle responsabilità di questi individui, ma al tempo stesso dice di non essere in grado di dire se conoscessero in anticipo che l’operazione si sarebbe conclusa con l’uccisione del giornalista. Khashoggi venne ucciso nel consolato saudita a Istanbul il 2 ottobre 2018. Il suo corpo non è mai stato rinvenuto. Il principe ereditario Mohammed bin Salman, da parte sua, ha sempre negato ogni coinvolgimento.

Nessuna sanzione per Mbs

Prima della pubblicazione dell’atteso rapporto, la portavoce della Casa Bianca parlando con i giornalisti a bordo dell’Air Force One non ha escluso azioni contro Riad. Tuttavia, secondo quanto riferito da Politico, che cita fonti dell’amministrazione statunitense, Mohammed bin Salman non sarà colpito da sanzioni. Il Tesoro americano si appresta, invece, a varare sanzioni sul generale saudita Ahmed al-Asiri, ex vice responsabile dei servizi di intelligence di Riad. Sanzioni anche per la Saudi Rapid Intervention Force coinvolta nell’omicidio.

Perché gli Usa non colpiranno il principe saudita

Gli Usa hanno deciso di non colpire direttamente il principe ereditario saudita per non mettere «a rischio estremo» le relazioni con l’Arabia Saudita, ritenuto un alleato cruciale. «La nostra intenzione è di ricalibrare le relazioni con il governo dell’Arabia Saudita a tutti i livelli», ha detto la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki. Intanto il Dipartimento di Stato Usa ha varato la cosiddetta “Khashoggi ban” per punire tutti coloro che, agendo in nome di un governo, hanno direttamente partecipato o partecipino in attività contro i dissidenti «gravi e di natura extraterritoriale», compresi quelli che «reprimono, perseguitano, spiano, minacciano e colpiscono giornalisti, attivisti o altre persone considerate dissidenti a causa del loro lavoro», come spiega l’agenzia Bloomberg. L’amministrazione Usa avrebbe già identificato 76 persone da sanzionare. Tra le misure il ritiro o la restrizione dei visti.

La risposta dell’Arabia Saudita

Con un comunicato pubblicato dal ministero degli Esteri, l’Arabia Saudita ha respinto il rapporto pubblicato dall’intelligence degli Stati Uniti: «Il governo del regno dell’Arabia Saudita rifiuta completamente la valutazione negativa, falsa e inaccettabile contenuta nel rapporto relativo alla leadership del regno, e osserva che il rapporto conteneva informazioni e conclusioni inesatte».

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