Omicidio Khashoggi, Jeff Bezos a sorpresa a Istanbul fuori dal consolato saudita: «Chiediamo giustizia» – Video

A Istanbul il Ceo di Amazon e proprietario del «Washington Post» ha affiancato la compagna del reporter scomparso un anno fa: «Non sei sola»

A un anno esatto dalla morte del giornalista saudita Jamal Khashoggi, non ci sono ancora risposte sul suo omicidio. Una delle voci più critiche del Regno saudita, collaboratore del Washington Post, era stato visto l’ultima volta il 2 ottobre 2018 mentre entrava nel consolato del suo Paese a Istanbul per ottenere i documenti necessari a sposare la sua fidanzata, Hatice Cengiz. La donna lo aspettò per tre ore fuori dal consolato, invano. Le istituzioni turche si misero in moto denunciando la scomparsa del giornalista, ma l’ambasciatore saudita negò di avere informazioni sul 59enne reporter originario della Mecca. La conferma della sua morte arrivò solo il 20 ottobre, 18 giorni dopo, quando l’Arabia Saudita annunciò che il cittadino saudita fu ucciso dentro il consolato.


Il ricordo

Oggi, alle ore 13.14 i colleghi della stampa internazionale che lavorano in Turchia, Jeff Bezos, ceo di Amazon e proprietario del Wp, Fred Ryan, direttore del quotidiano e la fidanzata del defunto giornalista, si sono radunati fuori dal consolato saudita a Istanbul per tornare a chiedere a gran voce giustizia sulla morte del reporter. «A distanza di un anno sono ancora qui. Distrutta, ma con orgoglio pretendo di sapere cosa è successo quel giorno e dove si trova il corpo di Jamal», ha dichiarato Hatice Cengiz.


A consolarla Jeff Bezos, dal 2014 proprietario della testata su cui Khashoggi ha spesso criticato la monarchia saudita e in particolare il principe Mohammadd. «Questa donna ha aspettato per 4 ore fuori da quest’edificio. Quello che ha sopportato non deve accadere mai più. Questo non può essere un sogno, è necessario che tu sappia che sei nel cuore di tutti noi. Siamo qui e tu non sarai mai sola», ha detto Bezos.

Il ruolo di Mbs

Sulla fine di Khashoggi pesano ancora due enormi interrogativi: il primo riguarda il cadavere, fatto sparire senza lasciare tracce; il secondo riguarda il ruolo del principe saudita Mohammad Bin Salman, erede al trono di cui Jamal Khashoggi è stato un oppositore e accusatore. Già a febbraio, il New York Times aveva svelato come nel 2017 il principe ereditario avesse minacciato di uccidere il giornalista se non fosse tornato in patria e avesse smesso di criticare il governo del Regno.

Proprio sul ruolo di Mbs si concentrano le accuse e la richiesta di verità, perché un omicidio dai contorni terribili e indefiniti ancora necessita di una spiegazione ufficiale, di un colpevole preciso e di un mandante. Secondo le indagini effettuate da Onu e altri organismi indipendenti il giornalista fu ucciso e fatto a pezzi per ordine del prince.

Mohammad bin Salman ha ultimamente ammesso la propria responsabilità, in quanto erede della monarchia saudita, negando però di aver mai ordinato l’omicidio. «Una mossa politica», ha tagliato corto Hatice Cengiz, la compagna del giornalista, che ha accusato Mohammad di voler così alleggerire la pressione sul regno, negando allo stesso tempo un coinvolgimento diretto.

L’interferenza di Riad

Un’indagine internazionale è stata più volte auspicata dalla Turchia, che si è vista rifiutare dall’Arabia Saudita l’estradizione di 15 persone sospettate di aver ordinato e preso parte all’omicidio del giornalista e dissidente saudita. Notevoli sono stati gli sforzi profusi da Ankara, che ha però sempre denunciato la scarsa collaborazione da parte di Riad, da cui hanno garantito che un processo è in corso a carico dei sospetti assassini di Khashoggi, cinque dei quali rischierebbero l’ergastolo, senza tuttavia fornire ulteriori dettagli.

Dopo aver negato nelle due settimane seguite la sparizione, le autorità saudite hanno ammesso l’omicidio, autorizzando gli inquirenti turchi a ispezionare l’interno del consolato e la residenza del console, dopo il rientro in patria di quest’ultimo, sollevato dall’incarico. Secondo gli investigatori turchi, basandosi anche su una registrazione audio relativa la morte e lo smembramento del corpo di Khashoggi definita «agghiacciante» dal presidente Recep Tayyip Erdogan, il giornalista sarebbe stato ucciso, fatto a pezzi e disciolto in acido fluoridrico, sostanza di cui sono state ritrovate tracce all’interno della residenza del console.

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