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Zingaretti si dimette da segretario del Pd: «Mi vergogno si parli solo di poltrone». I vice Orlando e Franceschini gli chiedono di restare

04 Marzo 2021 - 19:28 Redazione
Eletto due anni fa, usa toni molto duri: «Tutti dovranno assumersi le proprie responsabilità». D'Elia: «Gesto politico di grande serietà». Conte: «Dimissioni che non mi lasciano indifferente»

“Impallinato”, come si direbbe in gergo, in casa propria, alla fine il segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti annuncia le proprie dimissioni. Lo fa con un post su Facebook dove non lesina durezza. «Lo stillicidio non finisce. Mi vergogno che nel Pd, partito di cui sono segretario, da 20 giorni si parli solo di poltrone e primarie, quando in Italia sta esplodendo la terza ondata del Covid, c’è il problema del lavoro, degli investimenti e la necessità di ricostruire una speranza soprattutto per le nuove generazioni», attacca il governatore della Regione Lazio con un lungo post su Facebook. «Visto che il bersaglio sono io, per amore dell’Italia e del partito, non mi resta che fare l’ennesimo atto per sbloccare la situazione. Ora tutti dovranno assumersi le proprie responsabilità. Nelle prossime ore scriverò alla Presidente del partito per dimettermi formalmente. L’Assemblea Nazionale farà le scelte più opportune e utili». spiega.

La reazione di Conte

Le dimissioni di Nicola Zingaretti «non mi lasciano indifferente. Seguo con rispetto e non intendo commentare le dinamiche di vita interna del Pd. Ma rimango dispiaciuto per questa decisione, evidentemente sofferta», scrive su Fb l’ex premier Giuseppe Conte. «Non avevo avuto occasione, prima della formazione del governo precedente, di conoscerlo. Successivamente, ho avuto la possibilità di confrontarmi con lui molto spesso, in particolare dopo la pandemia. Ho così conosciuto e apprezzato un leader solido e leale, che è riuscito a condividere, anche nei passaggi più critici, la visione del bene superiore della collettività».

Zingaretti: «Il Partito non può rimanere fermo, impantanato per mesi in una guerriglia quotidiana»

Zingaretti ricorda la sua elezione esattamente due anni fa. «Abbiamo salvato il Pd e ora ce l’ho messa tutta per spingere il gruppo dirigente verso una fase nuova. Ho chiesto franchezza, collaborazione e solidarietà per fare subito un congresso politico sull’Italia, le nostre idee, la nostra visione. Dovremmo discutere di come sostenere il Governo Draghi, una sfida positiva che la buona politica deve cogliere. Non è bastato. Anzi, mi ha colpito invece il rilancio di attacchi anche di chi in questi due anni ha condiviso tutte le scelte fondamentali che abbiamo compiuto. Non ci si ascolta più e si fanno le caricature delle posizioni». Il Partito, dice, «non può rimanere fermo, impantanato per mesi in una guerriglia quotidiana. Questo, sì, ucciderebbe il Pd. Io ho fatto la mia parte, spero che ora il Pd torni a parlare dei problemi del Paese e a impegnarsi per risolverli».

Le reazioni dem

Un annuncio che, secondo quanto riporta l’Ansa, è stata accolto con shock da dirigenti e parlamentari dem. Non se lo aspettavano, spiegano. Non si aspettavano un gesto così eclatante né qualcuno era stato informato. L’attesa era per l’appuntamento del 13 marzo con l’assemblea nazionale: una data che avrebbe visto, si spiega, il momento per affrontare le tensioni interne e gestire la richiesta della minoranza di fare il congresso. Richiesta che Zingaretti aveva rimandato indietro nell’ultima direzione.

La posizione ufficiale del Pd viene affidata poco dopo le 18 a Cecilia D’Elia, portavoce della Conferenza delle donne democratiche, che rilascia una dichiarazione all’ingresso del Nazareno circondata dalle telecamere. «Zingaretti due anni fa ha ereditato un partito morto e lo ha riorganizzato. Ha ottenuto importanti risultati e ha consentito la nascita del governo Draghi. Ma di fronte al degrado del dibattito politico interno e a una discussione sul potere e sulla figura del segretario, ha tratto le sue conclusioni. Da Nicola Zingaretti un gesto politico di grande responsabilità e serietà». La notizia coglie di sorpresa l’ex premier Enrico Letta, ospite in videocollegamento alla presentazione online di un libro dell’economista Laura Pennacchi. «Sono rimasto colpito, un attimo perplesso da quanto sta accadendo».

I vice gli chiedono di restare

«Comprensibile l’amarezza di Nicola Zingaretti per gli attacchi», dice in serata il ministro del Lavoro e vicesegretario del Pd Andrea Orlando. «Credo che la sua scelta implichi e richieda uno scatto e una risposta unitaria, e unitariamente bisogna chiedergli di ripensare la sua decisione. Il Pd ha bisogno di un punto di riferimento per affrontare le sfide e le battaglie che ci sono. Credo che dovremo fare tutti il possibile perché ci ripensi». «Abbiamo sulle spalle non solo il destino del Pd ma una responsabilità più grande nei confronti di un paese in piena pandemia», twitta Dario Franceschini. Il gesto di Zingaretti «impone a tutti di accantonare ogni conflittualità interna, ricomponendo una unità vera del partito attorno alla sua guida».

Il commento di Salvini

Pronto il commento al vetriolo del leader della Lega Matteo Salvini. «Spiace che il PD abbia problemi interni che costringono Zingaretti a dimettersi, ma noi oggi stiamo lavorando coi ministri della Lega per produrre vaccini in Italia, per rottamare 65 milioni di cartelle esattoriali, per far arrivare rapidamente i rimborsi attesi a 3 milioni di Partite Iva, professionisti e imprenditori. Dalle parole ai fatti».

In copertina ANSA/ALESSANDRO DI MEO | Nicola Zingaretti e Dario Franceschini, durante l’inaugurazione del Talent Garden Ostiense, il nuovo campus della piattaforma leader in Europa per il networking e la formazione nell’ambito dell’innovazione digitale, Roma, 14 ottobre 2019.

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