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Inizia oggi la storica visita del Pontefice in Iraq. Papa Francesco: «Nessuno sia considerato un cittadino di seconda classe»

«Questo è un viaggio emblematico, un dovere verso una terra martoriata da molti anni», ha ricordato il Papa a bordo dell'aereo

Papa Francesco, atterrato oggi all’aeroporto di Baghdad, ha scelto l’Iraq come suo primo viaggio all’estero dall’inizio della pandemia. Un “pellegrinaggio” di quattro giorni dalla capitale Baghdad, alla città santa sciita di Najaf, fino a Erbil, nel Kurdistan iracheno. Saranno queste alcune delle tappe della prima storica visita di un Pontefice nella terra di Abramo. Nel 2000 Papa Giovanni Paolo II aveva dovuto cancellare il viaggio già programmato in Iraq dopo il naufragare di colloqui con il governo guidato allora da Saddam Hussein.

«Nessuno sia considerato cittadino di seconda classe»

«Tacciano le armi! Se ne limiti la diffusione, qui e ovunque! Cessino gli interessi di parte, quegli interessi esterni che si disinteressano della popolazione locale. Si dia voce ai costruttori, agli artigiani della pace! Ai piccoli, ai poveri, alla gente semplice, che vuole vivere, lavorare, pregare in pace. Basta violenze, estremismi, fazioni, intolleranze!», ha dichiarato il Pontefice lanciando un appello durante il suo primo discorso in Iraq. Il Papa ha chiesto inoltre al governo iracheno «di dare spazio a tutti i cittadini che vogliono costruire insieme questo Paese, nel dialogo, nel confronto franco e sincero, costruttivo; a chi si impegna per la riconciliazione e, per il bene comune, è disposto a mettere da parte i propri interessi». «Nessuno – ha aggiunto – sia considerato cittadino di seconda classe».

Le persecuzioni della comunità cristiana

Una scelta – quella di visitare oggi l’Iraq – che ha un valore altamente simbolico vista la millenaria eredità culturale delle locali comunità cristiane e le persecuzioni a cui sono stati sottoposti i fedeli negli ultimi 20 anni. Sono milioni quelli che sono stati costretti a fuggire dalle violenze dell’Isis e di al Qaeda. L’Iraq una volta contava più di 1,5 milioni di cristiani, ma la comunità è stata devastata da diversi conflitti e ora ne rimangono circa 400 mila. L’invasione guidata nel 2003 dagli Stati Uniti ha favorito il sorgere di una guerra settaria che ha spinto i seguaci di diverse comunità cristiane a scappare verso nord, nella regione autonoma del Kurdistan, in Turchia, in Giordania e in Libano. Il Papa incontrerà quindi le comunità cristiane di Baghdad, Mosul e Qaraqosh. Quest’ultima, una delle più grandi città cristiane dell’Iraq, fu duramente colpita nel 2014 dagli attacchi dell’Isis che spazzò vie le poche comunità cristiane sopravvissute ad Al Qaeda. Per permettere lo svolgimento della visita in piena sicurezza sono state impiegati 10 mila membri del personale delle forze di sicurezza irachene. Queste saranno dispiegate su tutto il territorio per proteggere il Pontefice, mentre verrà anche imposto il coprifuoco 24 ore su 24 per limitare la diffusione del Coronavirus.

Le tappe del viaggio

La visita di quattro giorni di Papa Francesco inizierà con l’incontro con il primo ministro iracheno, Mustafa Al-Kadhimi. Seguirà poi, dopo una visita di cortesia al presidente della Repubblica nel Palazzo Presidenziale a Baghdad, un incontro con i vescovi, sacerdoti, seminaristi e catechisti nella Cattedrale Siro-Cattolica di “Nostra Signora della Salvezza” a Baghdad. «Giungo tra voi come pellegrino di pace a ripetere: ‘voi siete tutti fratelli’», ha detto ieri Papa Francesco in un video messaggio indirizzato al popolo iracheno. «Sì, vengo come pellegrino di pace in cerca di fraternità animato dal desiderio di pregare insieme e di camminare insieme anche con i fratelli e le sorelle di altre tradizioni religiose nel segno del padre Abramo che che riunisce in un’unica famiglia musulmani ebrei e cristiani». Domani, 6 marzo, il pontefice visiterà anche Najaf, città santa per lo sciismo dove sorge il mausoleo dell’Imam Alì. Qui, il Papa incontrerà il Grande Ayatollah Ali al-Sistani, massima autorità sciita in Iraq. Gli altri gruppi religiosi, tra cui i musulmani sunniti, e la minoranza Yazida, tra le più perseguitate durante gli anni dello Stato Islamico, dovrebbero vedere il Papa durante un incontro interreligioso a Ur, nel sud del Paese. Quest’ultimo considerato tra i luoghi di nascita di Abramo. Domenica 9 marzo il Papa sarà invece a Mosul, ex roccaforte dello Stato Islamico in Iraq, dove dirà un preghiera per le vittime della guerra contro l’Isis presso Hosh al-Bieaa, la piazza della Chiesa.

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