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I Paesi Bassi al voto, Rutte è il favorito. Quale destino per il Paese che guida i frugali?

17 Marzo 2021 - 08:04 Federico Bosco
L’Olanda ha passato gli ultimi anni alla guida del gruppo di Paesi dell'Ue contrari a più integrazione e alla condivisione del debito, un ruolo destinato a crescere

Oggi si concludono le elezioni nei Paesi Bassi, un appuntamento elettorale che non attira l’attenzione che merita nonostante il ruolo crescente dell’Aia nelle dinamiche europee. I seggi sono aperti da lunedì, tre giorni per alleggerire l’afflusso di elettori a causa della pandemia. Dalle urne uscirà un governo destinato a restare in carica dal 2021 al 2026, esattamente il periodo in cui saranno erogate le risorse del Next Generation EU. In quanto leader dei frugali, il governo olandese sarà il più attento nel controllarne l’applicazione. Il favorito è il premier uscente Mark Rutte, 54 anni, ex manager delle risorse umane, all’Aia dal 2010 con tre mandati consecutivi. Attualmente è in carica come reggente dopo le sue dimissioni causate da uno scandalo (lo Stato aveva accusato alcune famiglie di rubare sussidi condannandole a risarcimenti molto onerosi, ma il tribunale ha dimostrato che a sbagliare era stato il governo). Ciò nonostante, il suo partito liberale VVD domina le rilevazioni e Rutte è avviato verso la vittoria e il quarto mandato.

Secondo l’ultimo sondaggio di Peilingwijzer, il VVD dovrebbe vincere 36-40 seggi (su 150) rispetto ai 33 del 2017. I numeri sono scesi nelle ultime settimane, ma il premier resta popolare in un Paese stanco del Covid-19 e delle restrizioni. Il coprifuoco notturno ha innescato rivolte in molte città, anche violente, e la polizia ha usato la forza. Tuttavia, la maggioranza degli olandesi sostiene le misure e Rutte ha avuto molto consenso durante la pandemia. L’incognita è su quanto tempo ci vorrà a formare la coalizione. 

Il sistema proporzionale più puro del mondo

Quando di parla di politica nei Paesi Bassi è necessario soffermarsi sul sistema elettorale, il proporzionale più puro che si può immaginare. L’intera nazione corrisponde a un solo collegio, c’è il voto di preferenza e non c’è soglia di sbarramento. Per ottenere uno dei 150 seggi del parlamento è sufficiente conquistare lo 0.67% dei voti. Inevitabilmente, tanta apertura significa avere una scena politica estremamente affollata. Nella scheda elettorale (grande come una tovaglia) sono presenti 37 partiti, con 12-15 di questi in grado di entrare in parlamento. Ci sono due partiti liberali (VVD, D66), tre democristiani (CDA, CU, SGP), tre di estrema destra (PVV, FvD, JA21), due di sinistra (PvdA, SP), uno ambientalista, uno per gli olandesi di origine non europea (Denk), uno per gli anziani (50+), uno animalista (PvdA) e uno ultra-europeista (Volt). Nei sondaggi solo il VVD di Rutte ha il 21-23% dei consensi. L’estrema destra del PVV è al secondo posto con il 12-13%, seguito dal CDA, con il 11-12% e dal D66 con il 9-11%. A seguire tutti gli altri con percentuali a una cifra. L’attuale coalizione del governo Rutte comprende VVD, CDA, D66 e CU, che nei sondaggi registrano il 45-51% dei consensi. I tre partiti di estrema destra – esclusi a priori da tutti gli altri, per principio – hanno il 16-18% dei voti.

In teoria una coalizione senza VVD e senza i partiti di estrema destra è possibile, ma le probabilità di mettere insieme 11 partiti è scarsa. Forse però Rutte sarà costretto a cercare l’appoggio di un altro partito per avere i 76 seggi necessari alla maggioranza. Come di consueto, le consultazioni potrebbero richiedere mesi, la media storica è 94 giorni. Nel 2017 è stato proprio Rutte a segnare il record del dopoguerra: 225 giorni per formare il suo terzo governo. Ma stavolta c’è la pandemia, e ci si aspetta che siano tutti più veloci. Lo stesso Rutte ha detto che, vista la situazione, la formazione della nuova coalizione dovrà essere rapida. Un altro problema è che il governo deve aspettare la nuova coalizione prima di chiudere e presentare alla Commissione europea il suo Recovery Plan, il termine ultimo è il 30 aprile. Dal risultato di oggi si determineranno le priorità dei Paesi Bassi, e la posizione nell’Unione europea.

Il ruolo del più grande dei Paesi frugali

Dopo il voto per la Brexit nel 2016, nei vertici europei i Paesi Bassi hanno dovuto riempire il vuoto lasciato dal Regno Unito, diventando uno dei principali attori in campo. Rutte che ha trascorso gli ultimi quattro anni alla guida del gruppo di Stati membri contrari a una maggiore integrazione politica dell’Ue e alla condivisione del debito nell’eurozona. Prima con il format della Nuova Lega Anseatica, poi con il gruppo dei frugali. Ma anche se allargato o ristretto, il gruppo nordico degli anseatici-frugali è lo stesso. Se confermato, dopo l’addio di Angela Merkel (settembre 2021), Rutte sarà il leader del Consiglio europeo con più esperienza dopo Viktor Orban, e il più navigato dell’eurozona. Da Rutte la Commissione si aspetta di trovarlo in prima linea nel fare pressioni a Polonia e l’Ungheria sullo stato di diritto, e di vederlo nelle vesti di poliziotto cattivo attento a controllare come vengono spesi i soldi del Recovery Fund nei Paesi beneficiari, a partire dall’Italia. 

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