Vaccini prima ai magistrati? Di Pietro durissimo: «È un abuso, peggio di un ricatto». L’Anm fa marcia indietro

«Sanno che c’è bisogno del loro lavoro e minacciano», spiega l’ex magistrato. Con questa storia, la magistratura ne uscirà con un’immagine «danneggiata»

«I magistrati che chiedono di essere vaccinati prima degli altri non commettono un errore, ma un abuso». Duro il commento dell’ex pm Antonio Di Pietro riguardo la notizia circolata secondo cui l’Anm – Associazione nazionale magistrati – avrebbe chiesto che l’intera categoria venisse messa in cima alla scala delle priorità nella campagna vaccinale contro il Coronavirus. Pena, il rallentamento o addirittura lo stop dell’attività giudiziaria. «La nostra è una professione senza la quale non si può andare avanti», hanno fatto sapere i togati. Ma per l’ex Mani Pulite «questo è peggio ancora che un abuso: è un ricatto», spiega oggi, 30 marzo, in un’intervista al Quotidiano Nazionale. E ancora: «Sanno che c’è bisogno del loro lavoro e minacciano: se non ci vaccinate per primi, blocchiamo la giustizia. Ma se vogliamo parlare di professioni di cui tutti abbiamo bisogno, allora dico che una cassiera del supermercato viene sicuramente prima dei magistrati. Una cassiera è sicuramente indispensabile ed è sicuramente più a rischio di contagi». Con questa storia, per Di Pietro, la magistratura ne uscirà con un’immagine «danneggiata». La magistratura viene vista come «una casta. Una professione necessaria al Paese che sfrutta il proprio ruolo per raggiungere un fine, un privilegio». E nonostante il vaccino sia un diritto di tutti, «siccome non ci sono vaccini sufficienti, bisogna proteggere per primi i più deboli. Gli anziani e i malati».


L’Anm fa marcia indietro

L’Anm ieri, 29 marzo, ha cercato poi di fare marcia indietro, vista la polemica, sottolineando come non ci sia mai stata «nessuna minaccia di sospensione dell’attività giudiziaria. L’Associazione nazionale magistrati non sospende nulla, non ne ha il potere, non ha mai pensato di farlo», ha detto il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia a RaiNews 24. «Abbiamo rappresentato a chi ha compiti organizzativi di valutare se ruoli stracarichi di procedimenti, udienze affollate possano oggi convivere con il problema drammatico di una recrudescenza del virus». Insomma quella nota non era una richiesta di vaccinazione prioritaria della corporazione dei magistrati. Abbiamo detto che in un periodo in cui si chiude l’Italia di considerare che l’udienza è un luogo di esposizione a rischio. Salutiamo con favore la notizia della proroga dell’attività emergenziale ma può non essere del tutto soddisfacente. Ci sono settori di attività giudiziaria che continuano in presenza fisica in situazioni logistiche non adeguate».


Procuratori e pm prendono le distanze

Le dichiarazioni dell’Anm hanno spaccato il mondo il mondo delle Procure d’Italia. Tra chi si è detto perplesso per le parole dell’Associazione dei magistrati c’è il procuratore generale di Piemonte e Valle d’Aosta Francesco Saluzzo. Intervistato da La Stampa ha spiegato: «Oggi un sano silenzio e il rispetto delle regole che sono state date a livello nazionale sarebbe stato, credo, il volto migliore della magistratura. Non possiamo e non dobbiamo accampare – dice – nessun diritto di prelazione per la semplicissima ragione che adesso si procede per fasce di età». «E lo dico dopo aver esplorato, su incarico di tutti, con la Regione la possibilità di vaccinare tutto il comparto giustizia, non solo i magistrati, ma tutte le persone che a qualunque titolo lavorano nei palazzi di giustizia. Si figuri: non vengono vaccinate altre categorie che avrebbero titolo quanto noi o forse più di noi e ci permettiamo di adombrare il blocco dei processi che – se non è chiaro – è richiesto e deciso, nell’evenienza, dal legislatore e da nessun altro». Dello stesso avviso è anche il procuratore di Milano Francesco Greco: «Non c’è servizio pubblico che tenga davanti alla necessità di salvare delle vite umane». Il capo dei pm si dice «assolutamente d’accordo con le indicazioni date dal governo».

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