Iran, incidente alla centrale di Natanz. L’accusa di Teheran: «Sabotaggio terroristico». I media israeliani: «Cyberattacco»

Non è la prima volta che nell’impianto di arricchimento dell’uranio si registrano «incidenti sospetti» e quest’ultimo caso aumenta la tensione tra i due Paesi

Torna a salire la tensione tra Iran e Israele dopo l’incidente che ha colpito nella notte l’impianto di arricchimento dell’uranio di Natanz, sito nell’Iran centrale, e fulcro del programma nucleare del Paese. L’incidente alla rete elettrica della centrale non ha causato né vittime né dispersione di materiale radioattivo. A darne conto è l’agenzia Fars, citando il portavoce dell’Organizzazione iraniana per l’energia atomica, Behrouz Kamalvandi. Ma le autorità iraniane sospettano che l’incidente sia stato frutto di «sabotaggio terroristico da parte di infiltrazioni», così come dichiarato da Malek Shariati, membro componente della Commissione parlamentare sull’Energia di Teheran.


Nel frattempo è stata avviata un’indagine sull’accaduto, i cui risultati «verranno presto resi noti», ha aggiunto Shariati. Stando a quanto riportato dai media israeliani, invece, ​«non si è trattato di un incidente ma di un attacco informatico e il danno sarebbe molto più importante di quello che il governo di Teheran sta lasciando credere». Secondo questa versione dei fatti, si sarebbe dunque trattato di un black out causato da un cyberattacco.


Non è la prima volta che nella centrale di Natanz si registrano «incidenti sospetti», e quest’ultimo caso aumenta la già preesistente tensione e il conflitto tra Israele e Iran. Lo scorso luglio vi fu un’esplosione anomala e anche in quel caso le autorità iraniane parlarono di «sabotaggio» da parte di Israele. In passato, Teheran, puntò il dito contro Israele per l’omicidio di Mohsen Fakhrizadeh, uno degli scienziati che avviarono il programma nucleare militare di Teheran. Solo ieri, proprio nella centrale nucleare di Natanz, il presidente iraniano Hassan Rouhani aveva presenziato all’inaugurazione di una linea di 164 nuove centrifughe che avrebbero permesso di arricchire con maggiore velocità l’uranio, il cui uso è tuttavia vietato dall’accordo internazionale del 2015. Rouhani aveva chiarito che «tutte le attività nucleari del Paese procedono unicamente per scopi pacifici e civili». 

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