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Via libera all’Olimpico per gli Europei, Franceschini: «Se riaprono gli stadi, ci saranno anche i concerti»

14 Aprile 2021 - 12:18 Giulia Marchina
Intanto il governo ha approvato la presenza del 25% di tifosi all'Olimpico per le partite di Euro 2020

«In relazione alle notizie di stampa riguardo ad una differenziazione tra la presenza del pubblico negli eventi sportivi e in quelli culturali, il Ministero della Cultura precisa che: sia nell’audizione di lunedì sia nelle proposte inviate ieri al Cts, il ministro Dario Franceschini ha chiesto che, nel caso in cui si dovessero autorizzare eventi sportivi con pubblico, le stesse regole dovrebbero riguardare i concerti e gli spettacoli negli stadi o in spazi analoghi». Così una nota, diffusa dal ministero della Cultura, che arriva in seguito al via libera di ieri – 13 aprile – del governo alla presenza del 25% di tifosi all’Olimpico per Euro 2020. Una decisione che ha fatto arrabbiare la Fimi, la Federazione dell’industria musicale italiana, visto lo stop che va avanti da più di un anno, alle attività del mondo dello spettacolo a causa della pandemia da Coronavirus.

La Fimi sul piede di guerra

La Federazione è tornata a parlare di «discriminazione» e chiede l’apertura immediata di «un tavolo di confronto per ottenere quanto meno un trattamento equivalente». «Se è possibile accedere in uno stadio con 16 mila persone per il calcio deve essere possibile anche per un concerto. E’ una questione di principio, il mondo della cultura non può essere trattato in questo modo».

«È evidente – spiega Enrico Mazza, ceo di Fimi – che siamo di fronte ad una farsa. Si dibatte su protocolli stringenti sui quali dovrebbe esprimersi il Cts, per consentire quest’estate eventi musicali con mille o poco più persone all’aperto e nello stesso momento si approva un piano per l’accesso di oltre 16 mila persone all’Olimpico in occasione degli europei di calcio ? I danni causati al mondo dello spettacolo e della musica dal vivo dopo oltre un anno di pandemia e restrizioni sono immensi. Un settore distrutto, lavoratori dispersi e senza risorse, piccoli club che hanno chiuso per sempre e ora si scopre che una decisione politica può derogare alle restrizioni sanitarie? È ridicolo».

Mazza pensa che «artisti e addetti ai lavori non debbano accettare una discriminazione di tale portata. Deve essere immediatamente aperto un tavolo di confronto per ottenere quanto meno un trattamento equivalente. Se è possibile accedere in uno stadio con 16 mila persone per il calcio deve essere possibile anche per un concerto. E’ una questione di principio, il mondo della cultura non può essere trattato in questo modo».

L’occupazione del Globe Theatre di Roma

FACEBOOK NUOVO CINEMA PALAZZO

Per manifestare contro il blocco delle attività, un gruppo di addetti ai lavori ha occupato stamani, 14 aprile, il Globe Theatre di Villa Borghese a Roma. «Chiediamo una riforma strutturale del settore – scrivono i manifestanti in un post su Facebook – Non vogliamo una riapertura senza sicurezza, che ci faccia ripiombare in un mondo del lavoro ancora più incerto e privo di garanzie. Riapriamo questo spazio a tutte le precarie, a tutti gli sfruttati, per riappropriarci di un tempo di confronto e autoformazione». Gli occupanti assicurano che «tutto si sta svolgendo nel rispetto delle disposizioni sanitarie» e che si sono sottoposti a tampone. Nel teatro è stato affisso uno striscione con lo slogan A noi gli occhi, please, rivisitazione del titolo di uno degli spettacoli di maggior successo del fondatore del Globe, Gigi Proietti.

L’annuncio di Franceschini e la linea del Cts

Due giorni fa il Cts si è riunito con il ministro della Cultura Dario Franceschini per tracciare le linee guida e istituire possibili regole per gli eventi all’aperto, ma anche per riaprire cinema e teatri. L’idea è di aprire al pubblico previa prenotazione, con un tampone negativo eseguito nelle 48 ore precedenti oppure se si è stati già vaccinati con entrambe le dosi. Un provvedimento che l’Agis, l’associazione che rappresenta tutte le imprese del settore spettacoli, ha definito «di discriminazione sociale, oltre che un ulteriore disincentivo alla partecipazione».

Il ministro ha dunque lanciato la proposta di consentire alle regioni di sperimentare, all’aperto, eventi con più spettatori, con più misure di sicurezza, come in altri paesi europei. Il Cts ha allora chiesto a Franceschini un documento di sintesi sul quale si esprimerà in tempi rapidi per consentire al governo di deliberare quanto prima. «La situazione non è più sostenibile – ha detto Franceschini – il settore al pari della scuola deve essere considerato essenziale».

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