Vaccini, Red Ronnie assolto dopo la denuncia di Burioni. Lo aveva accusato di essere: «In cerca di protagonismo»

Il giornalista e critico musicale aveva scritto nel 2016 un post su Facebook in cui definiva il professore «alla ricerca di protagonismo» e «legato a interessi economici»

Gabriele Ansaloni, in arte Red Ronnie, è stato assolto dal tribunale di Bologna dall’accusa di aver diffamato nel 2016 il virologo Roberto Burioni. Il giornalista e critico musicale, difeso dall’avvocato Guido Magnisi, era imputato per alcune frasi pubblicate su Facebook dopo un dibattito con Burioni andato in scena durante il programma televisivo Virus, condotto su Rai2 da Nicola Porro. Red Ronnie scrisse un post in cui accusava Burioni di essere «alla ricerca di protagonismo» e di essere «legato a interessi economici». Inoltre, riportò la mail di una persona che, riferendosi al professore, diceva tra l’altro: «In questo suo ruolo di moralizzatore, nasconde un lapalissiano conflitto di interessi, ossia l’impegno, in campo vaccinale, di tanti suoi brevetti».


In quel periodo si discuteva molto dei No Vax in relazione alla diffusione del morbillo. Nel 2017 il governo Gentiloni reintrodusse l’obbligatorietà delle vaccinazioni per l’iscrizione a scuola dei bambini tra 0 e 6 anni, aggiungendo all’elenco che già comprendeva difterite, tetano, poliomielite ed epatite B anche morbillo, parotite e rosolia, pertosse ed Haemophilus B, varicella e meningococco B e C. Burioni ha sempre contestato le posizioni dei No Vax e il processo contro Red Ronnie è nato da una sua denuncia, annunciata già nel corso della trasmissione televisiva teatro dello scontro.


Le motivazioni della sentenza non sono state ancora pubblicate, ma secondo l’avvocato Magnisi il punto nodale «è facile da prevedere» e sarà «il diritto-dovere di una stampa libera di informare il cittadino nel modo più completo possibile, soprattutto se si fa riferimento ad argomenti così decisivi come quelli attuali». «Tanto più», aggiunge l’avvocato, «in tempi come questi, dove addirittura si è sostenuto che la scienza e in genere la conoscenza “non debbono essere democratiche”, ma patrimonio esclusivo di un’elite oligarchica talora autoproclamatasi tale. Oggi si sente il bisogno di scienziati che coniughino umiltà e capacità di farsi comprendere».

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