Nuove ombre sulla gestione Arcuri, la Procura di Roma indaga su 157 milioni di siringhe strapagate per fare i vaccini

Secondo l’esposto, presentato dal parlamentare di Fratelli d’Italia, Enzo Rivellini, le siringhe sarebbero state «pagate a un costo più alto delle normali siringhe utilizzate nel resto del mondo»

La Procura di Roma ha aperto un fascicolo, senza indagati o ipotesi di reato, per l’acquisto, nei mesi scorsi, di oltre 157 milioni di siringhe “luer lock“, quelle di precisione (necessarie per effettuare i vaccini anti-Covid), da parte della struttura commissariale per l’emergenza Covid che, all’epoca dei fatti, era guidata da Domenico Arcuri. Un acquisto che sarebbe costato alle casse dello Stato circa 10 milioni di euro.


Cosa è successo

Il fascicolo nasce da un esposto presentato, nel mese di gennaio scorso, dal parlamentare di Fratelli d’Italia, Enzo Rivellini. Le siringhe, in base a quello che si legge nell’esposto, sarebbero state «pagate ad un costo più alto delle normali siringhe utilizzate nel resto del mondo». Il procedimento è stato affidato al pm Antonio Clemente.


L’indagine sulle mascherine

L’indagine sulle siringhe – al momento senza indagati – arriva dopo quella sull’appalto delle mascherine cinesi che ha portato dapprima a un sequestro da 70 milioni di euro e poi a un arresto e a diverse misure interdittive. Un affare d’oro, dal valore di 1,25 miliardi di euro, che avrebbe fatto gola ad alcune imprese italiane che avrebbero speculato sull’emergenza sanitaria. Per questa vicenda l’ex commissario Domenico Arcuri risulta essere iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Roma. L’accusa, secondo quanto riportato dal quotidiano La Verità, è di peculato.

Foto in copertina: EPA/Brian van der Brug

Leggi anche: