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Recovery, c’è anche lo stop all’esame di abilitazione professionale: basterà la laurea. Ecco tutti i punti salienti del piano

23 Aprile 2021 - 18:50 Fabio Giuffrida
Grazie al Pnrr si stima un impatto positivo di almeno 3,6 punti di Pil. Il piano prevede anche internet veloce su tutto il territorio nazionale entro il 2026

L’ultima bozza del Recovery Plan del governo Draghi, in 318 pagine, indica obiettivi, missioni, priorità e riforme che dovrebbero essere intraprese. Oggi arriva sul tavolo del Consiglio dei ministri per un primo esame. Il piano comprende riforme nel campo della pubblica amministrazione, della giustizia, della semplificazione, della legislazione e promozione della concorrenza. Ma c’è anche la modernizzazione del mercato del lavoro, il rafforzamento della concorrenza nel mercato dei prodotti e dei servizi e la riforma del fisco, anche in chiave ambientale. L’impatto del Pnrr sul Pil – secondo le stime – sarà nel 2026 «di almeno il 3,6 per cento più alto rispetto all’andamento tendenziale» e si auspica che l’effetto sull’occupazione sarà di quasi 3 punti percentuali. Dal 2022 stop a Quota 100 che sarà sostituita da «misure mirate a categorie con mansioni logoranti».

Intanto cambierà l’accesso, cioè la modalità di abilitazione all’esercizio della professione, visto che non sarà più necessario l’esame di Stato. «La riforma prevede la semplificazione delle procedure per l’abilitazione all’esercizio delle professioni, rendendo l’esame di laurea coincidente con l’esame di Stato, con ciò semplificando e velocizzando l’accesso al mondo del lavoro da parte dei laureati», si legge. Una norma che si applicherebbe, ad esempio, alle lauree magistrali a ciclo unico in Odontoiatria, Farmacia, Medicina veterinaria, Psicologia, che quindi conferirebbero l’abilitazione all’esercizio delle professioni di odontoiatra, farmacista, veterinario e psicologo.

La bozza

Centro di eccellenza per le epidemie

Tra le altre cose, il piano prevede un centro di eccellenza per le epidemie: «L’andamento delle epidemie nel XXI secolo – si legge – segnala la necessità di un’attenzione particolare alla circolazione e diffusione dei virus. L’individuazione, su base nazionale e competitiva, di un centro di eccellenza per le epidemie consentirà una più pronta ed efficace risposta della comunità scientifica nazionale rispetto al sequenziamento dei virus e alle correlate esigenze di ricerca e sviluppo per la cura e il contenimento delle conseguenti malattie».

Internet veloce ed energie rinnovabili

Il piano prevede anche internet veloce su tutto il territorio nazionale entro il 2026. Una rete veloce per oltre 8 milioni di famiglie, 9 mila scuole, 12 mila ospedali e nelle 18 isole minori. Infine è in programma anche uno stanziamento da 6,74 miliardi per incrementare la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili.

Interventi sulla lentezza della giustizia

Gli ostacoli agli investimenti nel Paese «risiedono anche nella complessità e nella lentezza della giustizia», che «mina la competitività delle imprese e la propensione a investire nel Paese: il suo superamento impone azioni decise per aumentare la trasparenza e la prevedibilità della durata dei procedimenti civili e penali», si legge ancora la bozza del Piano nazionale di ripresa e resilienza. La lentezza dei processi «è ancora eccessiva e deve essere maggiormente contenuta con interventi di riforma processuale e ordinamentale. A questi fini è necessario anche potenziare le risorse umane e le dotazioni strumentali e tecnologiche dell’intero sistema giudiziario».

Più borse di studio

Si chiede di moltiplicare (nello specifico, triplicare) i posti per i fuorisede portandoli da 40 mila a 120 mila entro il 2026, e le borse di studio (erogazione che passerebbe da 220 mila a 400 mila euro) con un valore medio di 4 mila euro a studente.

228 mila posti in più per gli asili

Nel piano è previsto l’aumento di 228 mila posti negli asili di cui 152 mila per i bambini 0-3 anni e circa 76 mila per la fascia 3-6. C’è anche la costruzione o la ristrutturazione degli spazi delle mense per un totale di circa 1.000 scuole così da incentivare il tempo pieno. Spazio, poi, alla costruzione o all’adeguamento strutturale di circa 900 edifici da destinare a palestre o strutture sportive per contrastare la dispersione scolastica.

Foto in copertina: ANSA/FILIPPO ATTILI

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