Coronavirus, il miraggio estivo delle vaccinazioni ai più giovani. Ma un piano ancora non c’è

Dagli uffici del Commissario Figliuolo parlano di un progetto ancora «prematuro», eppure mancano appena due mesi all’apertura della campagna anche agli under 50

Il commissario all’emergenza Coronavirus ha un obiettivo: mantenere la media delle 500 mila somministrazioni giornaliere per i prossimi 30 giorni. Nonostante i ritardi accumulati finora, il generale Francesco Paolo Figliuolo è abbastanza sicuro di farcela e di poter iniziare le vaccinazioni per categorie sociali a partire da fine maggio. Tra i soggetti interessati, a quel punto, ci sarebbero anche gli under 50. Se tutto andrà come deve andare, si potrà pensare anche di vaccinare i bambini over 12. Un cambio di passo radicale, che attualmente, però, non è articolato in un piano definito. «Come funzioneranno le vaccinazioni dei giovani? Prematuro dirlo», dicono dagli uffici commissariali. «Non c’è ancora un’indicazione ben definita su come procederemo. Ma sicuramente non se ne parlerà prima di giugno, quando avremo una consegna importante di dosi di vaccino».


Quante dosi si aspettano a maggio

Secondo i numeri ufficiali forniti dalla struttura commissariale, per maggio è atteso l’arrivo di circa 15-17 milioni di dosi di vaccini. In linea di massima, sarà difficile pensare di dare un’accelerata con questi numeri: con un calcolo veloce si possono stimare circa 500 mila dosi giornalieri, ma molte di queste saranno usate per i richiami e una parte del totale andrà a finire nelle scorte di emergenza. «Maggio sarà un mese di transizione, in cui non ci aspettiamo di velocizzare più di quanto non stiamo facendo ora», dicono fonti di Figliuolo. Anche perché, se tra gli over 80 si corre, c’è ancora da lavorare sugli over 70, tra i quali, come si evince dal report settimanale aggiornato al 30 aprile, ce ne sono ancora 2,5 milioni in attesa della prima dose (il 41,55% del totale).


Il confronto con il resto dell’Ue sugli under 80

Secondo i dati raccolti dalla Fondazione Gimbe, a fronte dei progressi tra gli over 80, l’Italia rimane indietro con la copertura delle fasce d’età tra i 79 e i 60 anni: il nostro Paese è al quartultimo posto, davanti solo alla Lettonia, alla Bulgaria e a Cipro.

GIMBE | Report settimanale aggiornato al 29 aprile
GIMBE | Report settimanale aggiornato al 29 aprile

La «svolta di giugno» (non ancora organizzata)

«Quando avremo messo in sicurezza gli over 80, 70 e 65 si potrà dare la possibilità alle aziende di vaccinare il proprio personale e superare il concetto di classe di età», ha dichiarato Figliuolo. La vera svolta, dicono le fonti, ci sarà a giugno, quando si aprirà un nuovo scenario: si aspetta una consegna di circa 30 milioni di dosi, che potrebbero essere di più qualora l’Ema approvasse già a fine maggio il vaccino CureVac. Sarà a tecnologia mRna come Pfizer e Moderna, il che, viste le precauzioni prese dai singoli stati con AstraZeneca e Johnson&Johnson, volge a favore delle vaccinazioni tra i più giovani.

Le ipotesi sul tavolo e il rischio del disinteresse: dagli hub turistici alle scuole per gli over 12

Ma dove e come avverrà questa vaccinazione di massa? E come coinvolgere i giovani che, meno interessati personalmente al pericolo mortale del Covid-19, potrebbero in parte rimandare la somministrazione? Il generale Figliuolo si è già portato avanti con le dichiarazioni, ma di strutturato non c’è ancora nulla. Nel weekend il commissario ha parlato di vaccini nelle aziende, di somministrazioni senza appuntamento o prenotazione negli hub turistici (costruiti appositamente per invogliare i più giovani a vaccinarsi nei mesi estivi) e addirittura di campagna nelle scuole. Non si sa quanti saranno né dove, né in che modo verrà organizzata la vaccinazione “stile vaiolo” all’interno degli edifici scolastici. Ma l’urgenza di mettere tutto a posto esiste, considerando anche che, stando a uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Eurosurveillance (del Centro europeo per la vaccinazione e il controllo delle malattie), la diffusione della variante B117 cosiddetta inglese comporterebbe un rischio di ospedalizzazione triplo per la fascia di età tra i 20 e i 39.

Per i bambini si aspetta l’ok dell’Ema

Il tempo c’è, ma non tanto. Per quanto riguarda i bambini, infatti, Pfizer e BioNTech si sono mosse per chiedere all’Ema l’approvazione per la somministrazione del prodotto tra i ragazzi fra i 12 e i 15 anni. Il responso dell’Agenzia europea per il farmaco dovrebbe arrivare nel giro di due mesi, o forse anche prima. Per giugno, quindi, tutto dovrebbe essere organizzato alla perfezione per non trovarsi ancora una volta impreparati.

Immagine di copertina: EPA/MARIO CRUZ

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