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Caso Grillo, la versione del maestro di kitesurf nelle chat con Silvia: «Disse che quella notte era ubriaca, mi è sembrata confusa e non le ho creduto»

08 Maggio 2021 - 08:50 Redazione
L'istruttore al quale la ragazza ha raccontato la presunta violenza sessuale ha definito davanti ai carabinieri «confuse e contraddittorie» le sue confidenze

L’istruttore di kitesurf al quale Silvia ha raccontato di essere stata violentata da Ciro Grillo e dai suoi amici Francesco Corsiglia, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria è stato ascoltato dai carabinieri di Olbia il 25 agosto 2019, più di un mese dopo i fatti che risalgono al 17 luglio di quell’anno. Secondo il quotidiano La Verità, che ha pubblicato ampi stralci del verbale, l’uomo ha definito «alquanto confusionario» lo sfogo della giovane: «Sosteneva sempre di non ricordare bene l’accaduto perché era molto ubriaca e non sapeva neanche se fosse successo di sera o di mattina».

Marco, questo il nome dell’istruttore, aveva mandato un messaggio a Silvia, mentre la ragazza stava ancora dormendo a casa Grillo, per avvertirla che quel pomeriggio non avrebbe potuto farle lezione perché si era fatto male alla caviglia. Qualche ora dopo Silvia viene svegliata dalla sua amica Roberta che la trova «confusa e sconvolta […] con tutto il trucco colato […] per il pianto». La ragazza risponde al messaggio del suo istruttore e inizia a confidarsi: «Marco ieri sera ho fatto casino… poi quando ci vediamo ti racconterò».

L’istruttore replica: «Spero non si tratti di nulla di grave». E lei risponde con un vocale: «No, Marco tranquillo, non ti preoccupare… ehm… ho fatto una cazzata, poi te la racconterò, eh, niente, cioè parliamo un attimo… ehm… mi serve un po’… una dritta diciamo… proprio cinque dita in faccia mi servono, comunque… ehm… sto andando a lezione, mi spiace un casino che non ci sei. Niente spero di vederti presto… così, cioè, parliamo e ci divertiamo (ride, annotano gli investigatori, ndr)». Di fronte ai carabinieri, Marco ipotizza che quel riferimento alle «5 dita in faccia» potesse significare «che per quello che aveva fatto si meritava una sberla».

Le chat proseguono la sera: «Alle ore 20.25 mi ha risposto di non preoccuparmi che quando ci saremmo visti mi avrebbe parlato. Subito dopo mi ha mandato un messaggio chiedendomi che cosa avessi fatto al piede e alle 20.27 mi ha inviato un ulteriore audio raccontandomi, peraltro con voce soddisfatta e felice, della lezione che aveva sostenuto con la mia collega Francesca e che aveva fatto un figurone. Dopo un minuto mi ha mandato un nuovo audio in cui ha specificato che nonostante la lezione fosse andata benissimo, si era recata in spiaggia senza avere dormito e ubriaca. Si giustificava dicendo che era andata perché aveva bisogno di uno “stacco”, ma non l’avrebbe fatto mai più. Le ho risposto che avevo provato a telefonarle e che mi sentivo più tranquillo nell’apprendere che la cazzata che aveva fatto era riferita all’ubriacatura e al fatto che non avesse dormito. Quindi la consolavo dicendole che alla sua età erano cose che capitavano».

L’ultima lezione prima di tornare a Milano

Nei giorni successivi i due si sono rivisti, probabilmente in occasione dell’ultima lezione di kitesurf, avvenuta il 21 luglio, prima che Silvia tornasse a Milano con i genitori: «Durante i tempi morti della lezione ha iniziato a raccontarmi, in maniera peraltro confusionaria, che le era successa una cosa brutta e non sapeva come comportarsi. Io mi sono preoccupato e le ho chiesto cosa fosse accaduto. Lei ha replicato: “Eh, è che è successo di nuovo”. A seguito di questa frase ho subito immaginato che si stesse riferendo alla confidenza che mi aveva fatto l’anno prima, ossia che era stata abusata dal suo migliore amico».

Marco racconta quindi ai carabinieri che Silvia gli aveva confidato che il suo miglior amico d’infanzia l’aveva costretta a un rapporto sessuale in Norvegia, episodio che la ragazza stessa ha descritto agli inquirenti così: «In passato, quando ero in Norvegia, c’era stato un flirt con un mio amico, con il quale condividevo la tenda in un camping scolastico. Ricordo che mi ero addormentata e lui mi aveva penetrata». Silvia non ha mai denunciato il ragazzo, secondo il quale il rapporto era stato consenziente.

La testimonianza dell’istruttore di kitesurf prosegue così: «Quando mi ha detto che le era successo di nuovo le ho subito chiesto di cosa si trattasse. Lei mi ha riferito, in maniera a mio avviso piuttosto confusa e contraddittoria, di essere uscita in un locale, non ricordo se mi abbia detto quale, e di aver conosciuto dei ragazzi, tipo 5 o forse 7, non lo ricordava perché aveva bevuto. Alla fine questi ragazzi, forse 4, avevano abusato sessualmente di lei. Il racconto, come detto, era alquanto confusionario e Silvia sosteneva sempre di non ricordare bene l’accaduto perché era molto ubriaca e non sapeva neanche se fosse accaduto di sera o di mattina».

Sinceramente, per i molti non ricordo che Silvia stava esprimendo, non ho creduto più di tanto a quello che mi stava dicendo e le ho detto che non sapevo cosa consigliarle. Le ho comunque fatto presente che la cosa da lei raccontata era molto grave e il fatto che fosse stata ubriaca e non ricordasse i particolari non andava certo a suo favore in caso di denuncia e poteva andare incontro a conseguenze».

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