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Il murales sulla A1 «Partigiano Reggiano» a rischio rimozione, Autostrade vuole cancellarlo: «Distrae chi guida»

21 Maggio 2021 - 12:13 Redazione
L'opera è stata realizzata dall'Istituto per la storia della Resistenza di Reggio Emialia per omaggiare la memoria dei martiri della Resistenza e ricordare la rappresaglia fascista di Villa Sesso nel dicembre del '44

La scritta «Partigiano Reggiano» che svetta sullo sfondo rosso mattone di casa Manfredi insieme ai volti di otto persone trucidate dai fascisti nel ’44. È questo il murales che Autostrade ha chiesto di rimuovere all’Istituto per la Storia della resistenza e della Società contemporanea (Istoreco) in provincia di Reggio Emilia. Secondo Autostrade il murales distrae i viaggiatori e la sua presenza è vietata dal Codice della strada che all’art. 23 vieta di collocare lungo la sede autostradale insegne, cartelli, manifesti che possano confondere ma soprattutto distrarre l’attenzione. L’opera era stata inaugurata a fine settembre 2020 a Villa Sesso, ed era stata voluta da Istoreco in collaborazione con Anpi e il Comune di Reggio Emilia per omaggiare la memoria dei partigiani morti durante la Resistenza. È volutamente visibile da chi transita in autostrada, pensata – si legge sul sito Istoreco – come «un biglietto da visita della memoria storica reggiana condivisa».

Le parole «Partigiano Reggiano», a caratteri cubitali, che riprendono la famosa canzone di Zucchero Fornaciari, sono impresse su una casa colonica che fu sede dei gruppi di azione patriottica reggiani durante la Seconda Guerra Mondiale. Era la casa dei cinque Manfredi uccisi nella rappresaglia di Villa Sesso nel dicembre del ’44. Insieme a loro anche i tre vicini Miselli, padre e due figli. Il murales è un omaggio a queste otto vite. Il problema, per Autostrade, è che l’opera è rivolta verso la carreggiata Sud dell’A1. Per una questione di sicurezza e di rispetto del Codice della strada, Autostrade, secondo quanto riporta il Quotidiano Nazionale, ha scritto a Istoreco una prima volta il 22 aprile, e poi ancora negli ultimi giorni chiedendo la rimozione dell’opera.

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