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Il focolaio spagnolo, i no dell’Inghilterra e il caso Austria: i vaccini dividono le nazionali di Euro 2020

09 Giugno 2021 - 22:30 Luca Covino
Tra le 24 selezioni che prenderanno parte al torneo ci sono diversi approcci delle federazione e dei governi. E alcuni stanno facendo parecchio discutere

La vaccinazione anti-Covid dei calciatori che prenderanno parte ai prossimi Europei di calcio, in programma dall’11 giugno al prossimo 11 luglio, ha contraddistinto l’organizzazione delle varie federazioni calcistiche impegnate nel torneo. In alcuni casi i singoli governi hanno imposto la somministrazione dei vaccini a tutti gli atleti convocati, in altri la situazione è stata gestita seguendo un principio di libero arbitrio o addirittura sconsigliando l’inoculazione su consiglio degli stessi medici dello staff medico, come avvenuto nel caso della selezione austriaca.

Il cluster spagnolo

Nelle ultime ore la positività al virus di Sergio Busquets e Diego Llorente ha reso ancora più preoccupante una crisi sanitaria già presente nel ritiro della Spagna. A causa del focolaio, infatti il commissario tecnico delle “Furie rosse”, Luis Enrique, ha chiamato ben 11 giocatori che si stanno allenando da soli così da avere a disposizione eventuali ricambi come previsto dal regolamento della Uefa per la competizione. In Spagna, tuttavia, è molto forte la polemica legata al diniego del ministero della Salute spagnolo alla richiesta di vaccinare i propri calciatori avanzata dalla Federazione spagnola. Pur avendo ufficializzato la negatività degli altri giocatori, per precauzione la nazionale spagnola farà scendere in campo la Under-21 nell’amichevole contro la Lituania. È di poche ore fa la decisione dei vertici sanitari spagnoli di vaccinare con Pfizer tutti i convocati della Spagna con l’ausilio dell’esercito.

Vaccinati per obbligo o su base volontaria

I vaccini anti-Covid sono stati obbligati da alcuni governi. È il caso della Nazionale italiana, che nel maggio scorso aveva ricevuto l’autorizzazione dell’esecutivo per immunizzare i giocatori papabili alla convocazione. Stessa scelta anche per Belgio e Polonia, entrambe coperte dalle vaccinazioni sia per quanto riguarda gli atleti che lo staff tecnico. Nel caso della selezione belga i tempi sono stati accorciati somministrando il vaccino monodose Johnson & Johnson. L’altra soluzione adottata dalle federazioni, come quella francese e olandese, ha previsto che i vaccini venissero ricevuti da tutti i calciatori che lo volessero, senza obblighi particolari. Anche per la Svizzera, avversaria dell’Italia nel gruppo A, il vaccino è stato sottoposto su base volontaria.

Il caso austriaco e quello inglese

Tra i casi di vaccini nelle nazionali di Euro 2020 emerge anche la situazione dell’Austria. Questa nazionale infatti, ha vaccinato solo i giocatori che si erano sottoposti all’inoculazione prima del ritiro pre-Europeo. Secondo quanto riportato da Sky Sport il medico della nazionale, Michael Fiedler, ha infatti sconsigliato ai calciatori austriaci di ricevere il vaccino per non saltare qualche seduta di allenamento a causa di eventuali reazioni avverse. L’altro caso che crea un paradosso è quello della nazionale dell’Inghilterra. Seppure i calciatori abbiano rifiutato di ricevere il vaccino per non passare davanti a chi ne aveva priorità, e il loro ct Gareth Southgate ha riferito che «sarebbe opportuni vaccinarli se gli si chiede di giocare», il governo non ha obbligato la selezione ad alcun obbligo vaccinale. Per assistere a un match in programma a Wembley, lo stadio londinese che ospiterà i match degli inglesi nella fase a gironi, occorrerà però essere immunizzati.

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