Eriksen resta ricoverato, altri esami in ospedale: le 4 ipotesi dei medici sull’arresto cardiaco. Perché potrebbe smettere di giocare

Dopo la prima foto dall’ospedale e l’abbraccio dei tifosi, il giocatore è sottoposto ad esami specifici per cercare di comprendere le cause dell’arresto cardiaco durante Danimarca-Finlandia. Con possibili diagnosi anche infauste

Christian Eriksen rimane ricoverato. E non sarà dimesso nemmeno oggi. Dopo la prima foto dall’ospedale e l’abbraccio dei tifosi, il giocatore viene sottoposto ad esami specifici per cercare di comprendere le cause dell’arresto cardiaco durante Danimarca-Finlandia. Domenica scorsa il medico della nazionale Morten Boesen ha detto di «non avere spiegazioni» su quanto accaduto al trequartista. La Federcalcio della Danimarca invece è comprensibilmente in silenzio sullo stato di salute del calciatore: i dirigenti hanno fatto sapere che attualmente il paziente è stabile senza fare ipotesi sulla prospettiva del ritorno in campo. «Deve sottoporsi a vari esami e finché non avremo le conclusioni, non possiamo commentare», ha detto il portavoce della Dbu, Jakob Hoyer, durante una conferenza stampa.


Intanto però oggi la Gazzetta dello Sport riporta le quattro ipotesi degli esperti sulle cause dell’arresto cardiaco. La prima, quella su cui i medici del Rigshospitalet di Copenaghen stanno lavorando, è quella di una miocardite. Ovvero «un’infiammazione al cuore – spiega al quotidiano il professor Bruno Carù, cardiologo che ha operato Nwankwo Kanu – che può essere batterica o di origine virale. Può arrivare fino a comportare un arresto cardiaco, come è successo a Christian». Quest’ultima ipotesi sarebbe tutto sommato positiva per Eriksen, visto che da un’infezione si può guarire. La miocardite di origine batterica invece è più pericolosa, perché il germe potrebbe alterare in qualche modo le strutture del cuore.


La seconda ipotesi è invece quella di una malattia ereditaria del muscolo cardiaco, che sarebbe in questo caso congenita ma sarebbe anche sfuggita ai numerosissimi controlli che fanno di solito i calciatori. Per curarla servirebbero interventi invasivi ma prima di tutto bisognerebbe scoprire quale sia. Un’ipotesi è quella della sindrome di Brugada, che però si trova con un elettrocardiogramma in gran parte dei casi. Per curarla bisogna impiantare un defibrillatore automatico sottocute. Ma a quel punto la carriera di Eriksen sarebbe finita: sarebbe impossibile per lui tornare a fare uno sport di contatto perché il defibrillatore può rompersi in caso di urto.

Qual è la malattia di Christian Eriksen?

La terza ipotesi è quella di una malattia del nodo del seno. Spiega Carù alla Gazzetta: « Nel nostro cuore tutti noi abbiamo una specie di impianto elettrico, immaginiamolo come fosse un normale appartamento con i fili della luce che distribuiscono la corrente. L’impianto ha una “stazione” che si chiama appunto nodo del seno: è da qui che partono gli impulsi, è qui che si genera il nostro battito cardiaco. Questa stazione si trova nella parte alta del cuore: il nucleo di cellule si attiva regolarmente, creando il normale battito. Ma a volte può capitare che la stazione si ammali, o nel caso delle persone più anziane semplicemente si deteriori, e non funzioni più bene, alterando dunque il normale battito cardiaco». Anche qui si può “guarire” con un pacemaker. E sarebbe impossibile per Eriksen tornare a giocare.

Infine, Eriksen potrebbe essere stato vittima di un coagulo del sangue. La diagnosi si era diffusa subito dopo il malore in campo del giocatore dell’Inter, insieme a quella, nel frattempo già tramontata, dell’epilessia. In ogni caso scoprire un coagulo non è difficile: bastano esami del sangue approfonditi. Ma un coagulo non è spesso responsabile di un arresto cardiaco. In ogni caso, dice l’esperto, per una diagnosi certa basteranno tra gli otto e i dieci giorni: «Ma questo non significa che gli esami per Eriksen finiranno: ci sarà bisogno, comunque vada, di indagini successive», conclude Carù.

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