«Abbiamo ignorato i rischi del populismo». L’attacco di Draghi alla cerimonia del Cercle d’Economia – Il video

Parlando della pandemia, il premier italiano ha ribadito l’allarme per le varianti Covid: «Finché il virus continuerà a circolare liberamente, ci sarà sempre rischio nuove varianti»

Mario Draghi, volato a Barcellona per ricevere il premio per la costruzione europea al Cercle d’Economia, ha tenuto un discorso di 15 minuti. Ad ascoltarlo, in prima fila, il presidente spagnolo Pedro Sanchez, con il quale è previsto sempre oggi, 18 giugno, un vertice bilaterale. Dall’emergenza sanitaria alle risposte comunitarie per riemergere dalla crisi economica, il presidente del Consiglio italiano, al termine dell’intervento, ha ricevuto un lungo applauso, con la platea alzatasi in piedi mentre Draghi stesso veniva assediato dai giornalisti. «Le prospettive complessivamente favorevoli nascondono alcuni rischi significativi. Benché la situazione pandemica sembri sempre più sotto controllo, siamo ancora lontani dalla fine», ha esordito. Draghi ha ribadito la duplice problematica delle disuguaglianze economiche tra i Paesi: «Gli sforzi vaccinali finora si sono concentrati nel mondo ricco. Solo lo 0,3% di dosi nei Paesi a basso reddito, mentre i più ricchi hanno distribuito l’85%, una differenza che non solo è eticamente ingiusta, è anche molto pericolosa. Finché il virus continuerà a circolare liberamente, ci sarà sempre rischio nuove varianti. Una o più potrebbero essere resistenti ai nostri vaccini, compromettendo le campagne». Dopo essersi soffermato sugli aspetti strettamente legati al Coronavirus, il premier ha tratteggiato i confini della situazione economica attuale.


Draghi: «Le decisioni delle autorità monetarie risultano di particolare rilevanza»

«Dopo un lungo periodo in cui l’inflazione mondiale è rimasta troppo bassa, di recente è iniziata ad aumentare. Il tasso di inflazione nell’area Ocse ha raggiunto il 3,3% in aprile, in aumento rispetto al 2,4% di marzo, il più alto dal 2008. La maggior parte degli economisti ritiene che tale effetto sia temporaneo. Dobbiamo restare vigili di fronte alla possibilità che nel futuro le aspettative di inflazione possano variare. Dobbiamo inoltre monitorare il rischio di divergenza tra l’economia dell’area euro e quella Usa, e le conseguenze per la posizione delle rispettive banche centrali». Considerando i livelli alti di indebitamento nel mondo, ha continuato, «le decisioni delle autorità monetarie risultano di particolare rilevanza. Nel 2020 il rapporto debito/Pil nell’Ue è aumentato di 16,7 punti percentuali. In Spagna, tale rapporto è aumentato di più di 25 punti percentuali ed in Italia di 15,8 punti percentuali. Inoltre i governi hanno fornito alle imprese delle garanzie generose. Alla fine del 2020, solo nei quattro paesi Ue più grandi, tali garanzie ammontavano a quasi 450 miliardi di euro. In caso di fallimenti aziendali, dette garanzie potrebbero portare ad un livello di debito sovrano ancora più elevato in futuro».


«È essenziale una politica economica espansiva per ridurre l’indebitamento, sia pubblico che privato»

Una volta aver ribadito che la politica espansiva è «essenziale» per preservare la crescita. «Una tale politica permetterà, a sua volta, di ridurre l’indebitamento, sia pubblico che privato». Draghi, però, ha anche rassicurato gli investitori sul fatto che «si ritornerà alla prudenza fiscale non appena la ripresa proseguirà in maniera autonoma. Ecco perché ora ci stiamo concentrando sulle spese fiscali non ricorrenti, ed è anche il motivo per cui dobbiamo concentrare queste spese laddove l’impatto sulla crescita sarà maggiore. Un sistema di ancoraggio a lungo termine aiuterà a tenere bassi i tassi di interesse e permetterà ai governi di continuare a rafforzare gli investimenti». «Dobbiamo fare in modo che la ripresa sia equa e sostenibile. Nel recente passato ci siamo dimenticati dell’importanza della coesione sociale. Abbiamo dato la democrazia per scontata e abbiamo ignorato il rischio del populismo», ha aggiunto, anticipando però quella che potrebbe essere la prossima crisi.

«Allo stesso tempo, durante questa ripresa, dobbiamo garantire una maggiore attenzione al cambiamento climatico. Non possiamo uscire dalla crisi sanitaria per poi entrare, da sonnambuli, in una crisi ambientale. Uscire con successo dalla pandemia richiede coordinamento, soprattutto all’interno dell’area euro. Dobbiamo continuare a rafforzare le nostre istituzioni e a favorire un clima di fiducia reciproca. E dobbiamo restare uniti, come europei, per affrontare le sfide più grandi dei nostri tempi: il cambiamento climatico e la disuguaglianza. Da decenni, il resto del mondo guarda all’Europa per la sua capacità unica di combinare equità e prosperità». Draghi, infine, ha concluso citando Jean Monnet: «L’Europa sarà forgiata dalle sue crisi e sarà la somma delle soluzioni trovate per risolvere tali crisi».

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