«Erano sui balconi e urlavano»: la ricostruzione degli ultimi minuti prima del crollo del palazzo Miami

I momenti che precedono la tragedia che ha provocato 159 persone disperse nel racconto del Washington Post

Continuano a emergere dettagli sulla tragedia avvenuta lo scorso 24 giugno a Miami, dove un edificio residenziale di 12 piani è crollato provocando la morte di 7 persone e 159 dispersi. Il Washington Post ha raccolto gli istanti prima dell’incidente al palazzo che, stando al corso delle indagini, potrebbe essere crollato a causa di negligenze nella gestione di danni strutturali segnalati già nel 2018. «Dal suo balcone al quarto piano, Cassondra Stratton ha sentito un tremito e ha visto il ponte della piscina crollare, poi il telefono è morto», scrivono sul quotidiano statunitense, riportando la testimonianza di una coppia, la cui moglie è sopravvissuta al disastro. Nell’articolo del Wp vengono tracciati i minuti precedenti al crollo dello stabile, attimi di «dolce brezza tropicale» dal «cielo blu scuro» che non facevano presagire nulla di quanto accaduto. «Poi un ululato», si legge nel pezzo, che ripercorre ora per ora le chiamate e le testimonianze sul fatto. Si passa dai minuti successivi all’incidente, con i centralisti dei vigili del fuoco della contea che pensavano inizialmente al «crollo di un garage», fino ai racconti dei testimoni che descrivono «un boom», prima della scomparsa dell’edificio: «Tra i 55 e i 70 appartamenti di cemento e acciaio sono crollati in un mucchio fumante». «Ho sentito un grande rumore e poi ho visto questa grande palla di polvere nell’aria», ha detto un paesaggista al giornale ricordando quando il Champlain è stato costruito nel 1981. «Ho sentito il boom e sembrava come un domino: prima è caduta una parte verso il basso, poi la parte posteriore: potevo sentire urlare le persone dall’altra parte, dal lato che era ancora in piedi. Erano sui balconi e urlavano perché gli ascensori non funzionavano», racconta la donna.


Dopo la tragedia

Nell’arco temporale tra il crollo e il proseguimento delle ricerche dei dispersi, l’articolo del Wp passa in rassegna le prime ricostruzioni degli investigatori sulle cause e le attività di messa in sicurezza del sito da parte dei soccorritori, ma anche sugli approcci al dolore delle persone e delle famiglie coinvolte. Come nel caso di alcune famiglie di origine ebraica sparse tra la Florida, New York e il New Jersey che hanno onorato le persone scomparse nel crollo celebrando il Sabbath con 18 minuti di anticipo. «Il numero diciotto simboleggia la vita nel giudaismo e noi vogliamo salvare tutte quelle vite», ha raccontato al giornale Debra Golan, che è in attesa di sapere se la sua amica Estelle Hedaya, tra i dispersi, sia viva. «Sono le piccole cose che facciamo a preservare la speranza», ha concluso la donna.


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