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In Spagna ok del governo al cambio di genere senza cure ormonali per le persone trans

29 Giugno 2021 - 18:12 Redazione
«Facciamo la storia con una legge che fa un passo da gigante nei diritti delle persone trans e Lgbtq+», ha detto Irene Montero, ministra per le Pari Opportunità

In Spagna il Governo ha dato l’ok alla possibilità, per le persone transessuali, di cambiare il proprio genere a livello legale senza necessità di aver effettuato cure ormonali né di presentare referti medici. La legge ora sarà sottoposta al dibattito e all’eventuale approvazione del Parlamento. La norma garantirà il cosiddetto “diritto all’autodeterminazione” dell’identità di genere, ed è stata promossa in particolare dalla ministra delle Pari Opportunità, Irene Montero, con l’obiettivo di tutelare i diritti delle persone transessuali. «Facciamo la storia con una legge che fa un passo da gigante nei diritti delle persone trans e Lgbtq+», ha detto Montero citata da El Pais. La ministra ha descritto la norma come «un segno della forza del governo di coalizione». E ha aggiunto: «L’orgoglio è sempre un momento di rivendicazione per tante persone che si sono sentite sole».

Cosa prevede la legge spagnola sul cambio di genere per i trans

Secondo la proposta di legge, le persone di età superiore ai 16 anni possono richiedere autonomamente il cambio di genere. E sarà consentito, con l’assistenza dei genitori o di chi ne fa le veci, a partire dai 14 anni. Il testo consente il cambio di sesso legale a partire dai 12 anni, non prima, con alcune differenziazioni.

  • dai 16 anni senza alcuna restrizione né requisito particolare;
  • dai 14 ai 16 anni con il consenso dei propri legali rappresentanti;
  • dai 12 anni ai 14 con autorizzazione giudiziaria

Le altre norme sull'”uguaglianza”

Ci sono poi una serie di altre norme che vanno a integrare il testo:

  • Scudo leggi sull’uguaglianza. Con il cambio di sesso nel registro di nascita e nel DNI (documento d’identità spagnolo, ndr), la persona non può essere beneficiaria retroattiva delle misure di discriminazione positiva. Ma questo non eliminerà gli “obblighi legali” che la persona aveva in precedenza. Ciò significa, ad esempio, che se una donna che partecipa a un programma di imprenditorialità ottiene una borsa di studio e poi cambia sesso e nome sul documento per essere riconosciuta come uomo, perderà il diritto alla borsa di studio, ma non dovrà restituire l’importo ottenuto fino a tale data.
  • Divieto di terapie di conversione. Sono vietate le pratiche destinate a modificare l’orientamento e l’identità sessuale di una persona. Essendo un reato, sono punibili con multe fino a 150mila euro. 
  • Tecniche di riproduzione assistita per “persone transgender con capacità di gestazione”. Le donne lesbiche e bisessuali e quelle senza partner avranno nuovamente accesso alle tecniche di riproduzione assistita all’interno del portafoglio dei servizi comuni del Sistema Sanitario Nazionale, possibilità esclusa sette anni fa. Il testo include anche, per la prima volta, tra i beneficiari di queste tecniche, “persone trans con capacità di gestazione”.
  • Un’estensione per le persone intersessuali. Per la prima volta vengono legiferati i diritti per le persone intersessuali, coloro che nascono con un’anatomia riproduttiva o sessuale che mostra, in misura diversa, caratteristiche sessuali di entrambi i sessi. Non dovranno subire mutilazioni o interventi chirurgici se non per motivi di salute e non dovranno essere iscritti ad un determinato sesso durante il primo anno di vita.
  • Diversità Lgbtq+ in campo educativo. Il governo ha inoltre deciso di introdurre “contenuti relativi al trattamento della diversità sessuale-affettiva e familiare delle persone Lgbtq+” nei manuali per l’insegnamento. E di promuovere programmi di educazione sessuale e riproduttiva e prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili.
  • Promozione dell’occupazione per le donne trans. Sarà favorito l’accesso al lavoro delle persone Lgbtq+, in particolare delle donne trans. 
  • Infrazioni. Sono considerate infrazioni minori, con multe da 200 a 2.000 euro, molestare una persona a causa del suo orientamento sessuale o identità di genere, rifiutarsi di collaborare con i servizi ispettivi o arrecare danni ai beni del gruppo, come targhe o centri. Tra quelle gravi, con multe da 2.001 a 10.000 euro, c’è quella di non rimuovere insulti dai siti web o social network; inserire clausole discriminatorie nei contratti.

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