Coronavirus, in Lombardia trecento operatori sanitari fanno ricorso al Tar contro l’obbligo vaccinale

Nelle 52 pagine presentate ai giudici di Brescia, medici e infermieri lamentano che «l’Italia è l’unico Paese dell’Unione europea a prevedere l’obbligatoriertà»

Finisce nelle aule del Tar di Brescia la questione dell’obbligo vaccinale imposto a medici, infermieri e operatori sanitari in generale. Sono in 300 i dipendenti di strutture pubbliche tra Bergamo, Brescia, Cremona e Mantova a non volersi sottoporre al farmaco contro il Coronavirus e, per questo, a presentare un ricorso al tribunale. I giudici, sulla loro occupabilità nelle strutture sanitarie, decideranno il 14 luglio. «Non è una battaglia no vax, ma una battaglia democratica. Qui si obbliga una persona a correre un rischio, altrimenti gli viene impedito di svolgere la professione», spiega l’avvocato Daniele Granara, legale dei sanitari che hanno deciso di ricorrere contro Ats Bergamo, Ats Brescia, Ats Val Padana e Ats Montagna. Nelle 52 pagine della difesa, depositate lo scorso 22 giugno, si lamenta anche che «l’Italia è l’unico Paese dell’Unione Europea a prevedere l’obbligatorietà per determinate categorie di soggetti della vaccinazione per la prevenzione della Sars-CoV-2».


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