Via alle sospensioni (temporanee) per i sanitari non vaccinati: oltre 45 mila medici e infermieri a rischio stop negli ospedali

Le aziende sanitarie locali stanno avviando i primi procedimenti discimplinari. Il record di operatori non immunizzati in Emilia-Romagna. Ma la sospensione durerà solo fino al 31 dicembre

Le aziende sanitarie locali hanno avviato le prime procedure per la sospensione degli operatori sanitari non vaccinati contro Covid-19. Si tratta di medici, infermieri e operatori e assistenti socio-sanitari per i quali la legge 44/2021 ha introdotto l’obbligo come requisito essenziale per l’esercizio della professione. Secondo i dati della struttura commissariale per l’emergenza oggi sono 45.753 i professionisti della sanità che non si sono vaccinati, pari al 2,3% del totale. Di questi, secondo i sindacati di categoria, solo lo 0,2% è rappresentato da medici. La regione con il maggior numero di recalcitranti all’obbligo è l’Emilia-Romagna (sono 14 mila, ovvero quasi l’8% del totale), seguita dalla Sicilia e dalla Puglia. Il segretario dell’Anaoo-Assiomed Carlo Palermo spiega che per questi operatori sanitari la legge prevede che possano essere addetti allo svolgimento di mansioni che non prevedono il contatto con i pazienti. Se questo non è possibile saranno messi in ferie forzate. In ultima istanza si andrà verso la sospensione dalla professione senza stipendio. Non è comunque contemplata la possibilità di licenziamento e la norma è valida fino al 31 dicembre 2021. Questo significa che se il decreto legge non viene successivamente rinnovato potranno rientrare al lavoro. Ad ogni modo sottolinea Palermo, «i medici non vaccinati, sul totale degli operatori sanitari, e per i quali le Asl potrebbero avviare i procedimenti di sospensione, sono una percentuale molto bassa: non più dello 0,2%, pari a circa 200-300 medici sul territorio nazionale». Tuttavia, avverte, la posizione del sindacato è «chiara e netta»: «I medici non possono non vaccinarsi poiché è inammissibile che i luoghi di cura come gli ospedali possano trasformarsi in luoghi di potenziale contagio epidemico per i cittadini».


Quali regioni hanno il maggior numero di Ooss non vaccinati

La struttura commissariale ha comunicato quali regioni hanno il maggior numero di operatori sanitari no-vax. Dopo l’Emilia-Romagna (14.390: il 7,87% rispetto al numero di operatori sanitari in tutta la Regione), ci sono Sicilia (9.214 – 6,52%), Puglia (9.099 – 6,50%) e Friuli-Venezia Giulia (5.671 -11,91%). Seguono Piemonte (2.893 – 1,90%), Marche (1.181 – 2,58%), Umbria (928 – 3,02%) e Liguria (172 – 0,29%). Alti anche i numeri nella Provincia di Trento (2.205 – 11,03%). Il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo) Filippo Anelli, ha inviato una circolare a tutti gli ordini territoriali, dopo aver ricevuto chiarimenti sull’interpretazione della norma da parte del ministero della Salute. «Abbiamo dato oggi indicazioni a tutti gli ordini che, in presenza di un accertamento da parte della Asl di operatori sanitari e medici non vaccinati, si provveda ope legis alla sospensione del medico e alla sua attività finchè lo stesso non avrà effettuato la vaccinazione anti-Covid e comunque non oltre il 31 dicembre”, ha spiegato. La legge 76 del 2021, precisa, attribuisce infatti all’Azienda sanitaria l’accertamento della mancata osservanza dell’obbligo vaccinale. Una volta ricevuto l’atto di accertamento della Asl, l’Ordine deve adottare tempestivamente una delibera di mera presa d’atto della sospensione del professionista. La conseguenza è dunque la sospensione temporanea dall’esercizio della professione.


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