Ddl Zan, l’ultima partita al Senato il 13 luglio. Che cosa può succedere adesso

Respinti i calendari alternativi proposti da Fi e Lega che ne prevedevano l’approdo in aula il 20. Il segretario dem Letta: «Andiamo avanti e approviamolo»

Non è stato trovato alcun accordo nella riunione dei capigruppo di maggioranza sul ddl Zan. Dopo essere stata sospesa, nella mattinata del 6 luglio, è ricominciata verso le 15, ma non è bastato il tentativo di conciliazione tra centrosinistra e centrodestra per trovare un accordo sul ddl Zan. L’aula del Senato nel tardo pomeriggio di martedì ha però confermato la calendarizzazione della legge sull’omofobia il 13 luglio alle 16,30, respingendo i calendari alternativi proposti da Fi e Lega che ne prevedevano l’approdo in aula il 20. «Calendarizzato il #DdlZan. Quindi vuol dire che #iVotiCiSono. Allora, in trasparenza e assumendosi ognuno le sue responsabilità, andiamo avanti e approviamolo», ha twittato il segretario del Pd Enrico Letta dopo il voto che ha confermato l’esame del provvedimento a partire dal 13 luglio.


Al centro della giornata in Senato, assurti a ruolo di mediatori, i parlamentari di Italia Viva: il partito di Matteo Renzi proponeva di modificare, del disegno di legge del deputato Pd, l’articolo 1, 4 e 7. I timori per un rallentamento dell’iter parlamentare – con il rischio che, entro fine legislatura, la legge potesse non essere approvata – ha portato il Movimento 5 stelle, il Partito democratico e Liberi e uguali a tirare dritto: la legge approderà infatti in Aula il 13 luglio. Il leader della Lega Matteo Salvini, dopo il fallimento della mediazione, ha scaricato le responsabilità di una possibile bocciatura del ddl sul segretario Dem: «Letta insiste. Si andrà in parlamento. Se la legge sarà affossata, il nome di chi ha impedito che si arrivasse all’unità è Letta. Gli è stata proposta mille volte, anche dai renziani, una mediazione. Noi continueremo ad insistere sul dialogo».


Che cosa succede adesso in Senato

Senza un accordo tra le forze che compongono la maggioranza, si andrà allo showdown in Aula. Movimento 5 stelle, Partito democratico, Liberi e uguali e Italia Viva, se votassero insieme e compatti, riuscirebbero a far passare il ddl. Il rischio è che, essendoci su questo tipo di leggi il voto segreto, qualche senatore possa scostarsi dall’indicazione di partito e non appoggiare la norma. Il margine è risicatissimo ed è il motivo per cui Renzi aveva insistito per cercare una mediazione con il centrosinistra. Basteranno, tuttavia, pochi franchi tiratori per bocciare definitivamente la prima legge contro le discriminazioni e le violenze omolesbobitransfobiche in Italia.

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