Scoppia il caso Whirlpool a Napoli, licenziamenti collettivi per 340 lavoratori: l’azienda rifiuta anche la cassa integrazione

Secondo l’azienda, lo stabilimento di Napoli è ormai insostenibile

Un fulmine a ciel sereno, che arriva dopo la fine del blocco dei licenziamenti. In queste ore, infatti, Whirlpool ha annunciato l’avvio della procedura di licenziamento collettivo per i lavoratori dello stabilimento di via Argine a Napoli. La notizia è stata durante l’incontro online, convocato dal Ministero dello sviluppo economico, al quale stanno partecipando anche i sindacati. «Siamo consapevoli della nostra scelta, siamo il più grande investitore e produttore di elettrodomestici in Italia», ha detto l’amministratore delegato di Whirlpool Italia, Luigi La Morgia. Immediata la replica dei sindacati, già sul piede di guerra. Per Barbara Tibaldi, segretaria nazionale Fiom-Cgil, «Whirlpool in questi 26 mesi ha triplicato i profitti realizzando 5 milioni di prodotti». L’avvio della procedura di licenziamento, adesso, «interrompe il dialogo». «Per quanto ci riguarda – ha spiegato- se Whirlpool mette in campo azioni offensive, sarà guerra». Dalle 14 i lavoratori sono in assemblea per decidere cosa fare nei prossimi giorni e quali azioni di protesta intraprendere.


Whirlpool rifiuta le 13 settimane di cassa integrazione proposte dal governo

Intanto la viceministra Alessandra Todde, secondo quanto si apprende da fonti presenti al tavolo della trattativa, ha proposto di prolungare la cassa integrazione di 13 settimane «per dare la possibilità a un percorso di rilancio, portato avanti da noi e Invitalia, di prendere forma, con un piano industriale alternativo e solido, fondamentale per non impoverire ulteriormente il territorio di Napoli». Le parti verranno convocate anche la prossima settimana per fare il punto e trovare, laddove possibile, una soluzione. «In questi mesi sono stati messi a disposizione dell’azienda decine di milioni di euro di supporto da parte del governo, che rinnova l’impegno a lavorare lealmente, con la cassa integrazione gratuita fino ad ottobre e un piano di reindustrializzazione, su cui stiamo già lavorando. Questa scelta dell’azienda è incomprensibile. Non mollo io e non mollano i lavoratori», ha tuonato. Dura anche la presa di posizione del ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti che ha definito «irragionevole» non accettare la proposta delle 13 settimane di cassa integrazione. «Siamo perplessi rispetto a questo rifiuto che danneggia i lavoratori». Intanto «le lavoratrici e i lavoratori di Napoli risponderanno con forza e con iniziative esemplari. Con l’avvio della procedura di licenziamento collettivo annunciata oggi da Whirlpool, il dialogo con l’azienda da questo momento si interrompe. Ci aspettiamo un’iniziativa forte da parte del governo. Il governo non può limitarsi a prendere atto, deve intervenire», ha dichiarato Rosario Rappa, segretario generale Fiom-Cgil di Napoli.


Per Whirlpool lo stabilimento di Napoli è insostenibile

L’azienda si è difesa sostenendo che lo stabilimento di Napoli è ormai «insostenibile». «A causa del forte calo della domanda della lavatrici prodotte a Napoli lo stabilimento è diventato insostenibile per Whirlpool. Per questo motivo, più di due anni fa l’azienda ha iniziato a discutere di potenziali scenari di transizione e a lavorare con i sindacati e gli stakeholder istituzionali – sia nazionali che locali – al fine di minimizzare l’impatto legato all’uscita di Whirlpool dallo stabilimento di Napoli. Non essendo emersa nessuna alternativa, il 31 ottobre 2020 è stata cessata la produzione nel sito», hanno dichiarato. Whirlpool, infine, ha informato i sindacati della possibilità di trasferimento presso la sede di Cassinetta di Biandronno (VA) e, per coloro che lasceranno volontariamente l’azienda nel corso della procedura, è previsto un trattamento economico di uscita. Si tratta di 85mila euro.

Foto in copertina: ANSA/CESARE ABBATE

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