Caso Mensa dei poveri, a processo l’ex eurodeputata Lara Comi e altri 60 per tangenti e appalti pilotati

A processo anche l’ex vicecoordinatore lombardo azzurro ed ex consigliere comunale milanese Pietro Tatarella e il consigliere lombardo e collega di partito Fabio Altitonante

Andranno a processo l’ex europarlamentare di Forza Italia Lara Comi e altri 60 imputati per il caso della “Mensa dei poveri”. L’inchiesta della procura di Milano aveva fatto emergere un sistema di tangenti, appalti e nomine pilotate e finanziamenti illeciti. Coinvolti nell’indagine diversi esponenti politici del centrodestra milanese e lombardo. Tra loro anche l’ex numero due di Forza Italia in Lombardia, Pietro Tatarella e il consigliere regionale Fabio Altitonante. Entrambi rinviati a giudizio, hanno ottenuto il rito abbreviato.


Gli imputati

Tra i rinviati a giudizio anche Silvia Bonardi, Luigi Furno e Adriano Scudieri. Poi il patron della Tigros Paolo Orrigoni, l’imprenditore Daniele D’Alfonso, l’ex dg di Afol metropolitana Giuseppe Zingale, e il sindaco leghista di Gallarate Andrea Cassani. In tre sono stati prosciolti in quanto l’accusa di abuso di ufficio di cui rispondevano non è più prevista dalla legge come reato. Tra le parti civili i Comuni di Milano e Gallarate, Amsa, Accam spa e Afol. Dopo l’estate il giudice si pronuncerà sui cinque imputati che hanno chiesto la messa alla prova e su altri 27 che hanno presentato istanze di riti alternativi, tra patteggiamenti e processo in abbreviato.


Tra coloro che puntano a patteggiare, oltre al deputato azzurro Diego Sozzani, accusato di corruzione ci sono le 11 persone che si sono già viste respingere l’istanza in fase di indagini preliminari. Come l’ex coordinatore di Forza Italia a Varese Nino Caianiello, ritenuto il presunto “burattinaio” del sistema. Qualche giorno fa, infine, è stata archiviata dal gip la posizione di Lara Comi e dell’industriale bresciano titolare della Omr holding e presidente di Confindustria Lombardia, Marco Bonometti in relazione al filone di indagine in cui era contestato un finanziamento illecito per 31mila euro.

Il ruolo di Lara Comi

A dicembre 2019, dopo un mese agli arresti domiciliari, Lara Comi era tornata in libertà su decisione del Tribunale del Riesame di Milano, dopo che il difensore Gian Piero Biancolella aveva presentato il ricorso. «Secondo te mi possono indagare?», aveva detto l’azzurra, intercettata durante una conversazione telefonica, il 10 maggio 2019. Le parole si riferivano alle somme di denaro ricevute dalla ditta Afol per alcune consulenze. «Per potere possono – le risponde l’avvocato e sua fedele collaboratrice Maria Teresa Bergamaschi – però sarebbe una porcheria. Dovrebbero sentirti secondo me come persona informata sui fatti. Se c’è sotto qualcosa perché vogliono crearti danni per la campagna elettorale e vogliono fare una vaccata te la fanno. Diciamo che in una giustizia corretta non dovrebbero ma di corretto non c’è niente mi sembra».

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