Cosa non torna nel caso di Massimo Adriatici e perché l’assessore rischia l’accusa di omicidio volontario

Lui sostiene che il colpo sia partito per sbaglio. La pistola non è provvista di sicura. Le telecamere in zona potrebbero non aver inquadrato il fatto. Ma il discrimine saranno i tempi di reazione

L’assessore di Voghera Massimo Adriatici ha sparato al cittadino marocchino Youns El Bossettaoui detto Musta dopo essere stato spinto a terra in piazza Meardi. La procura di Pavia ha modificato l’accusa da omicidio volontario a eccesso colposo di legittima difesa. E questo significa che i magistrati vogliono verificare con attenzione la versione data dall’indagato. Il quale sostiene che il colpo è partito per sbaglio e in seguito alla colluttazione. Ma la pistola calibro 22 semiautomatica doveva avere il colpo in canna. Tanto più che non è provvista di sicura. E ci sono anche versioni non concordanti sulla bottiglia di vetro che Musta avrebbe lanciato. All’assessore, secondo alcuni. In aria, secondo altri.


Cosa sappiamo dell’assessore di Voghera Massimo Adriatici

Secondo alcune fonti investigative vicine alle indagini citate oggi da Il Fatto Quotidiano ci sono alcune ipotesi da confermare prima di poter tirare le somme e in attesa dell’udienza di convalida dell’arresto davanti al giudice delle indagini preliminari. Ovvero: se l’assessore leghista ha avuto il tempo di caricare l’arma, i tempi del diverbio con il cittadino marocchino sono più ampi di quelli raccontati da Alessandri. Il che supporterebbe l’accusa di omicidio volontario, che è stata esclusa in un secondo momento ieri dalla procura. Se invece è vero che l’arma era già carica e cadendo l’assessore ha premuto inconsapevolmente il grilletto, allora lui dovrà chiarire come mai andasse in giro non solo armato ma anche con il colpo in canna.


Poi ci sarà da valutare anche la storia giudiziaria in Italia di El Bossettaoui, pluripregiudicato per furto, destinatario di ordini di lasciare l’Italia mai rispettati e conosciuto a Voghera per il vagabondaggio e le molestie. Il Corriere della Sera oggi scrive che Musta era «inserito in giri di droga e a sua volta consumatore», oltre che alcoolizzato cronico. I suoi familiari pretendono di sapere la verità e parlano di un omicidio privo di motivazioni. Sempre secondo il quotidiano le telecamere nella zona potrebbero aver fornito elementi ma assai parziali se non addirittura inutili, in quanto non sarebbero state orientate sulla scena del crimine.

La pistola carica, i video, la bottiglia

Adriatici intanto si è autosospeso dalla carica, ha comunicato la sindaca forzista Paola Garlaschelli che ha parlato in una nota di «tragica notizia che ha coinvolto un nostro assessore», senza citare la vittima. Secondo il suo profilo Facebook era docente di Diritto penale presso la scuola allievi agenti di polizia di Alessandria ed era stato professore a contratto di Diritti processuale penale all’Università del Piemonte Orientale fino al 2017. La Stampa racconta che l’Ateneo ne parla come di un docente preparato, mentre qualche studente ricorda i suoi esempi a lezione, quando a commettere un ipotetico reato era sempre uno straniero, la preferita una domestica rumena.

In un’intervista rilasciata a La Provincia Pavese, parlando della legittima difesa, Adriatici diceva che l’uso di un’arma doveva essere «l’extrema ratio». Nel colloquio con la Provincia Pavese spiegava che l’articolo 52 del Codice Penale sulla legittima difesa prevedeva che utilizzare una pistola doveva essere «giustificato da un pericolo reale»: «In teoria, posso usare un’arma non solo per difendere la mia vita o quella di altri, e per difendere la mia casa o altri beni. Ma questo non significa farsi giustizia da soli». E se si vìolano i parametri stabiliti dal codice e dalla giurisprudenza (la casistica che si deduce dalle sentenze emesse dai tribunali), «può essere contestato l’eccesso colposo di legittima difesa, o anche nei casi più gravi il tentato omicidio o l’omicidio volontario, se disgraziatamente la reazione dovesse provocare una vittima», aggiungeva.

Cosa c’è che non torna nella versione di Adriatici

Il Corriere della Sera scrive oggi che la versione del colpo per appunto partito per sbaglio e di sicuro non con l’intenzione di uccidere sia una classica e prevedibile difesa da avvocato, secondo quanto sostiene un investigatore che lavora all’inchiesta. Ma, spiega il quotidiano, esiste anche un primo discrimine non banale e basato sull’eventuale contemporaneità tra la caduta a terra di Adriatici, successiva a una spinta di El Bossettaoui, che potrebbe confermare quel proiettile «accidentale». Se così non fosse, ovvero se lo sparo fosse stato successivo al precipitare dell’assessore il quale avrebbe avuto dei secondi per impugnare e far fuoco, sarebbe inevitabile configurare un’azione volontaria. Anche perché Adriatici è un ottimo sparatore e si esercitava al poligono, mentre il proiettile ha colpito in una zona del corpo dove una ferita può evitare danni letali.

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