La ribellione al body delle ginnaste tedesche, in gara con la tuta lunga: «Basta sessualizzare i nostri corpi»

La guerra all’ideale di campionessa-oggetto ha inizio: le atlete della nazionale tedesca hanno rifiutato di indossare la tradizionale tenuta per le qualificazioni

Basta body. Le atlete tedesche della ginnastica si sono presentate alle qualificazioni delle Olimpiadi di Tokyo di ieri, 25 luglio, con una tuta fino alle caviglie, con lo scopo dichiarato di mettere fine alla «sessualizzazione della ginnastica». Niente body tagliato alto sulle cosce come un bikini, dunque, ma delle lunghe tute stretch. La forma di protesta arriva dopo che l’ex medico della nazionale americana di ginnastica, Larry Nassar, è stato condannato a 176 anni di carcere per abusi sessuali su centinaia di atlete, alcune delle quali anche molto famose. Molte professioniste stanno ora prendendo posizione contro il mito della campionesse-oggetto, pretendendo di poter indossare pantaloni lunghi per gli esercizi alla sbarra, pantaloncini per quelli a terra, e così via. Proprio come i loro colleghi uomini.


Le ginnaste tedesche rinunciano al body: in gara con la tuta lunga

Era stata proprio la nazionale femminile tedesca a indossare per prima agli Europei di Ginnastica artistica dello scorso aprile delle divise con calzamaglia fino alla caviglia. Come ha raccontato la ventunenne Sarah Voss, per Tokyo «ci siamo sedute e abbiamo detto: ok, c’è una grossa competizione. Dobbiamo essere sorprendenti, vogliamo mostrare a tutti che siamo sorprendenti». Al momento sono le uniche ai Giochi ad aver rivoluzionato il modo di vestirsi. Qualche settimana fa in Bulgaria la squadra femminile norvegese di beach handball (pallamano da spiaggia) si è rifiutata di gareggiare in bikini, dando il via a quella che è stata definita «la guerra degli shorts» – prendendosi comunque una multa per violazione alle regole sulle divise ufficiali da indossare in nazionale.


Immagine di copertina: EPA/GEORGIOS KEFALAS

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