Dopo aver licenziato il premier, Hichem Mechichi, e congelato i lavori del parlamento, il presidente tunisino Saied ha reso noto di aver licenziato anche il ministro della Difesa Brahim Berteji e la ministra della Giustizia Hasna Ben Slimane. Il presidente Saied ha inoltre decretato il coprifuoco a partire da questa sera dalle 19 alle 6 del mattino fino al 27 agosto 2021. I lavoratori notturni saranno esentati. Vietati anche gli spostamenti tra le città al di fuori degli orari di coprifuoco, salvo necessità. Proibiti gli assembramenti di più di tre persone nei luoghi e spazi pubblici. Saied ha disposto anche la sospensione del lavoro nelle amministrazioni centrali per due giorni a partire da domani per poter consentire ai dirigenti l’organizzazione del lavoro a distanza dei propri agenti.
Il Parlamento resterà in riunione permanente
Le decisioni prese dal presidente della Repubblica hanno portato da questa mattina a manifestazioni spontanee in tutto il Paese per le strade con caroselli di auto e scene di giubilo. Nel 64esimo anniversario della nascita della Repubblica tunisina, migliaia di persone avevano protestato ieri, 25 luglio, contro il governo di Mechichi e la gestione della pandemia di Coronavirus, con la folla che chiedeva lo scioglimento del Parlamento. In un messaggio video diffuso nella tarda serata di ieri, il presidente Saied aveva annunciato di voler far ricorso all’articolo 80 della Costituzione che gli consente di sospendere l’attività del Parlamento in caso di pericolo imminente: «La Costituzione non consente lo scioglimento del Parlamento – ha detto il Capo dello stato tunisino – ma permette la sospensione dei suoi lavori».
Saied ha quindi spiegato che assumerà il potere esecutivo servendosi dell’aiuto di un governo guidato da un nuovo premier che lui stesso dovrà nominare. Tuttavia, secondo il Parlamento, le decisioni annunciate dal presidente tunisino sono nulle perché «vanno contro la Costituzione e persino l’articolo 80, che è stato mal interpretato». Il Parlamento, si legge in una note ufficiale scritta a conclusione di una videoconferenza presieduta dal leader del partito Ennhadha Rached Ghannouchi, resterà «in riunione permanente a causa di una situazione particolarmente delicata» e invita «le forze dell’ordine e l’esercito a stare al fianco del popolo tunisino, proteggere la Costituzione, sostenere lo stato di diritto e preservare il prestigio dello Stato e delle istituzioni».
Tensioni fuori dal Parlamento
Questa mattina ci sono stati momenti di tensione davanti alla sede del parlamento tunisino. Da una parte, i sostenitori del presidente Saied. Dall’altra quelli del partito islamico Ennhadha e del suo fondatore, Ghannouchi, che ha chiamato a raccolta i suoi elettori per «ripristinare la democrazia». Alla tv di Stato, il presidente Saied ha dichiarato: «Chi parla di colpo di Stato dovrebbe leggere la Costituzione o tornare al primo anno di scuola elementare, io sono stato paziente e ho sofferto con il popolo tunisino».
Secondo la radio locale Mosaique Fm, Ghannouchi ha passato diverso tempo in auto davanti ai cancelli del parlamento dopo che questa notte l’esercito gli aveva impedito di entrare. In queste circostanze il capo del sindacato per la sicurezza dell’aeroporto internazionale di Tunisi-Cartagine, Anis Ouartani, ha dichiarato alla tv di Stato Watania 1 che sono state prese disposizioni d’intesa con i responsabili che prevedono il divieto ai politici di viaggiare e di uscire dal Paese.
Chiusa la sede di Al Jazeera
Il presidente Saied ha disposto inoltre la chiusura della sede locale di Al Jazeera, la tv araba con base in Qatar. Ai giornalisti e impiegati è stato intimato di abbandonare gli uffici. Il raid della polizia nella sede locale della tv araba è stato improvviso e ai presenti è stato chiesto di spegnere i telefoni cellulari. Ai reporter non è stato inoltre dato il tempo necessario per recuperare i propri effetti personali.
La situazione nel Paese
Da tempo la Tunisia vive una profonda crisi istituzionale, soprattutto negli ultimi mesi, cioè da quando a gennaio scorso il premier Mechichi ha deciso per un rimpasto di governo mai accettato dal presidente Saied. Uno stallo emerso anche in Parlamento, dove non sono mancati episodi di violenze tra i deputati e diversi incidenti che hanno rallentato i lavori parlamentari. A ormai 10 anni dalla rivoluzione del 2011 che rovesciò il dittatore Ben Alì, le tensioni sociali in Tunisia sono destinate ad aggravarsi con scenari politici ancora del tutto imprevedibili. Contro la decisione del Capo dello Stato si è schierato anche il presidente del Parlamento, Rached Ghannouchi, leader del partito islamico Ennhadha duramente contestato dalle proteste di piazza. Ghannouchi ha apertamente bollato la decisione di Saied come: «Un colpo di Stato contro la Costituzione e le istituzioni statali».
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