Vaccini, verso la terza dose per gli anziani e i fragili. Le Foche: «Normalità con l’85% di immunizzati»

L’immunologo: «Necessaria per gli immunodepressi». I risultati di uno studio Pfizer: aumenta di 11 volte gli anticorpi contro la variante Delta. Israele pronto alla decisione

Una terza dose del vaccino contro il Coronavirus sarà necessaria per i soggetti fragili e gli immunodepressi. Parola dell’immunologo Francesco Le Foche, che ne parla oggi in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera. Ma anche di Pfizer, che riporta i risultati di uno studio che sostiene che aumenti di 11 volte gli anticorpi contro la variante Delta. Mentre gli esperti del ministero della Salute israeliano la raccomandano agli anziani. Il docente di reumatologia alla Sapienza dice che il crollo dei contagi in Gran Bretagna è probabilmente «la conseguenza delle vaccinazioni di massa. Siamo oggi di fronte a due pandemie: una è quella dei non vaccinati che, appunto, possono andare incontro a una malattia severa; l’altra riguarda i vaccinati che sono protetti dalle forme gravi, ma che, in una piccola percentuale di casi, possono contagiarsi, eventualmente sviluppare qualche lieve sintomo, e possono trasmettere il virus ad altri».


La terza dose del vaccino contro il Coronavirus

Le Foche precisa anche che è impossibile che la proteina spike possa provocare effetti collaterali: «Viene subito “captata” dalle cellule del sistema immunitario e, successivamente, stimola la produzione di anticorpi e l’attivazione di altre cellule della difesa immunitaria». E si schiera a favore della vaccinazione “eterologa”: «Una seconda dose diversa aumenta di molto l’efficacia ed è garanzia di una migliore immunizzazione». Poi la battuta sull’opportunità della terza dose: «Verosimilmente sarà necessaria per le persone che assumono farmaci immunosoppressivi (che deprimono, cioè, il sistema immunitario, ndr), per i trapiantati e per persone con patologie particolari (come malattie autoimmuni o patologie infiammatorie croniche) in cui la risposta al vaccino può essere ridotta».


Intanto uno studio di Pfizer/BioNTech sostiene che una terza dose del suo vaccino anti-Covid induce «titoli di anticorpi neutralizzanti contro la variante Delta che sono più di 5 volte superiori nelle persone più giovani e oltre 11 volte maggiori nelle persone anziane, rispetto a 2 dosi». In particolare, i dati pubblicati online indicano che la terza dose di vaccino aumenta l’efficacia di oltre cinque volte nella fascia di età 18-55 anni, mentre nella fascia 65-85 anni l’efficacia contro la variante Delta aumenta di oltre 11 volte. I dati fanno riferimento ai test su 23 persone e non sono stati ancora sottoposti a peer review o pubblicati su riviste scientifiche. Il professor Mikael Dolsten, responsabile del gruppo di ricerca e sviluppo della compagnia, li ha definiti comunque «incoraggianti».

La terza dose per gli anziani in Israele

Secondo il panel di esperti del ministero della Salute israeliano invece è bene che gli anziani una terza dose del vaccino contro il coronavirus, sebbene non siano d’accordo sul fatto che la coorte debba iniziare a 60 anni, 65 o 70 anni. Alcuni dei dati presentati durante un meeting hanno suggerito che l’efficacia del vaccino nel prevenire i sintomi gravi tra i 60enni e oltre sia scesa all’81% dal 97% di gennaio. Il direttore generale del Ministero della Salute, Nachman Ash, prenderà a breve decisione finale, mentre il primo ministro Naftali Bennett incontrerà oggi il ministro della salute e altri esperti per discutere le implicazioni sanitarie o economiche della decisione.

Le Foche spiega al Corriere che se vaccineremo almeno l’80-85 per cento della popolazione «possiamo pensare di ritornare a una quasi normalità. Oltre ai vaccini dovremo pensare anche a utilizzare bene gli anticorpi monoclonali, soprattutto nelle persone fragili, non vaccinate o anche vaccinate, con altre patologie e quindi candidate a malattia severa, quando si infettano. Qui è centrale il ruolo del medico di medicina generale che deve cogliere questa opportunità». E per quanto riguarda i ragazzi, l’immunologo auspica che si possa partire dai sei anni: «La vaccinazione è importante per portare i ragazzi a scuola in sicurezza. E poi perché anche loro possono manifestare una malattia severa e rappresentare un serbatoio di contagio per i nonni. Dobbiamo mettere in campo una vaccinazione planetaria».

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