Loggia Ungheria, per il Csm «nessuna scorrettezza». E Storari resta pm a Milano

Respinta da Palazzo dei Marescialli la richiesta di trasferimento avanzata dal procuratore generale di Cassazione Salvi

Il Consiglio Superiore della Magistratura ha deciso: Paolo Storari continuerà a svolgere le sue funzioni di pubblico ministero a Milano. Viene quindi rigettata la richiesta di trasferimento d’urgenza mossa dal procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi, che aveva avanzato formalmente la questione nell’ambito del caso dei verbali dell’avvocato Amara sulla possibile esistenza della loggia Ungheria, una vicenda su cui stanno indagando le procure di Brescia e il ministero della Giustizia. Per il Consiglio non c’è stato nessun «comportamento gravemente scorretto» nelle azioni di Storari, soprattutto nei confronti del procuratore Francesco Greco e dell’aggiunto Laura Pedio. Per la vicenda al momento Storari rimane iscritto per rivelazione del segreto di ufficio insieme a Piercamillo Davigo, a cui si è aggiunto anche il procuratore Greco che risponde di omissione di atti d’ufficio. In parallelo, sempre per omissione d’atti d’ufficio, sono indagati anche l’aggiunto Fabio De Pasquale e il pm, ora alla procura europea, Sergio Spadaro per la gestione di Vincenzo Armanna, grande accusatore e imputato nel processo Eni Nigeria che si è concluso con l’assoluzione in primo grado di tutti gli imputati.


Il caso e la decisione

La possibile esistenza di elementi deviati all’interno della magistratura sta scuotendo da mesi Palazzo Marescialli, già toccato dalle vicende intorno all’operato di Palamara. Lo scontro che sarebbe nato tra i magistrati parte dalle indagini sull’Eni. Il provvedimento che scagiona Storari è stato depositato ieri sera e notificato nella mattina di oggi. All’interno sono affrontate tutte e tre le accuse contro di lui, ed emerge che il pm milanese non ha commesso illeciti né violato norme che regolamentano l’invio di atti al Csm, come invece era stato avanzato con riferimento all’aprile 2020, quando si rivolse all’allora consigliere Piercamillo Davigo per chiedere di sollecitare i colleghi Francesco Greco e Laura Pedio di indagare sulla loggia.


Anche sull’ultima accusa, quella sulla fuga di notizie di cui Storari era co-assegnatario con Pedio, non c’è «omissione consapevole», secondo la Sezione disciplinare. In particolare, mancano «elementi, anche di natura indiziaria per ritenere che, al momento dell’assunzione dei primi atti di indagine riguardanti la consegna dei verbali a un giornalista, Storari fosse consapevole che la consegna stessa potesse ricollegarsi alla documentazione affidata». Secondo la Sezione, Storari consegna i documenti a Davigo, per poi abbandonare l’indagine sul cosiddetto “falso complotto Eni” di cui Amara parla, quando le prime iscrizione degli indagati risalivano a due giorni dalla data in cui informa Greco di aver parlato e consegnato file a Davigo.

Dopo la decisione del Csm da Roma, Salvi starebbe pensando di impugnare tutto davanti alle Sezioni Unite della Cassazione. A Milano Storari era al lavoro, tra il sollievo dei magistrati milanesi che hanno firmato una lettera a suo sostegno. «La funzione di garanzia delle istituzioni ha dimostrato la sua solidità e la sua tenuta», ha dichiarato il legale dello stesso pm, Paolo Della Sala, «e questo è molto confortante».

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