Afghanistan, la città chiave di Kunduz cade nella mani dei Talebani. Prese anche Sar-e-Pul e Taloquan

Avanzata davanti alla quale il presidente degli Stati Uniti Biden per ora non cambia i piani sul ritiro delle truppe Usa entro la fine del mese. L’ambasciata Usa ha invitato i cittadini a lasciare il Paese

Non si ferma l’avanzata dei talebani in Afghanistan. A un mese dalla scadenza fissata da Joe Biden per il completamento del ritiro delle truppe Usa, quella dell’11 settembre, il gruppo fondamentalista islamico ha conquistato nella giornata di domenica anche Kunduz, città chiave nel nord del Paese. Ma non solo. Anche Sar-e-Pul, sempre nel nord dell’Afghanistan, e Taloquan sono cadute nelle mani dei talebani che hanno conquistato il quarto capoluogo di provincia in tre giorni. «I talebani – ha riferito un consigliere provinciale della città, Mohammad Hussein Mujahidzada – hanno circondato un battaglione dell’esercito alla periferia della città. Ora l’intera città è sotto il controllo dei talebani». Continua così l’avanzata dei militanti inarrestabile nel Paese da cui nelle scorse settimane sono andate via le forze straniere a guida Nato dopo vent’anni di presenza, e di guerra, che aveva a più riprese – e in stagioni militari e politiche tra loro diverse – arginato anche la presenza talebana. Avanzata davanti alla quale il presidente degli Stati Uniti Biden, aggiornato sugli sviluppi che segue da vicino, per ora non cambia i piani sul ritiro delle truppe Usa entro la fine del mese, scrive il New York Times citando fonti dell’amministrazione americana.


Secondo altri media, invece, che citano fonti del Pentagono, gli Usa avrebbero già inviato in Afghanistan alcuni bombardieri B-52 e AC-130H Spectre, ad affiancare i droni Reaper già in azione. Sarebbero partiti da una base aerea in Qatar e verrebbero impiegati per colpire obiettivi nelle zone di Kandahar, Herat e Lashkar Gah. Da venerdì, i capoluoghi di provincia caduti nelle mani dei talebani, sono in tutto cinque. Tra le ultime conquiste la più rilevante a livello strategico: Kunduz. Con i suoi 270 mila abitanti è considerata la porta d’ingresso alle province afghane del nord ricche di materie prime e per questo molto ambite. A livello logistico poi, è anche una sorta di crocevia da cui partono collegamenti con città importanti, perfino la capitale Kabul.


Negli scorsi giorni, i talebani hanno catturato anche la città di Sheberghan a Jawzjan. La cittè è stata storicamente la base del “signore della guerra” Abdul Rashid Dostum, noto per essere stato durante la guerra civile scoppiata negli anni ’80 a capo delle milizie afgane-uzbeke stanziate nel nord. Dostum, che dal 2014 è vicepresidente del Paese, ha risieduto diversi anni in Turchia prima di tornare nel 2001 per aderire all’Alleanza del nord anti-talebana guidata da Ahmad Shah Massoud. Questa settimana, i talebani hanno anche ucciso il capo del servizio di comunicazione del governo afghano. Dawa Khan Menapal, portavoce del presidente Ashraf Ghani, è stato assassinato durante la preghiera del venerdì. «Purtroppo, i terroristi brutali e selvaggi hanno commesso l’ennesimo atto vigliacco e hanno ucciso un patriota afghano che ha resistito alla propaganda nemica», ha detto il portavoce del ministero, Mirwais Stanikzai, in una dichiarazione rilasciata ai media.

L’avanzata dei talebani, facilitata dal ritiro delle truppe Usa, cha già portato a decine di migliaia di nuovi sfollati interni e alla fuga di altrettante persone fuori dai confini afghani. I Paesi vicini, come l’Uzbekistan, hanno dato il via a operazioni militari con la Russia proprio nei territori di confine. Intanto, gli Stati Uniti, tramite la loro ambasciata a Kabul, hanno invitato i connazionali a lasciare il Paese. «Considerate la situazione della sicurezza e la riduzione dello staff, la capacità dell’ambasciata di assistere i cittadini americani in Afghanistan è estremamente limitata, persino nella capitale».

Immagine copertina: Forze di sicurezza afghane leali a Ismail Kha, Herat, Afghanistan| EPA/JALIL REZAYEE

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