Afghanistan, i talebani impongono il ritorno del burqa nei territori conquistati

Nelle regioni controllate dal gruppo radicale islamista le donne devono essere interamente coperte, compresi i guanti neri e il velo sul viso. Non possono uscire di casa senza un uomo di famiglia maggiorenne

Mentre i talebani annunciano la conquista di Herat, Kandahar e Lashkar Gah in Afghanistan torna il burqa. Ieri notte le forze militari legate al gruppo radicale islamista hanno annunciato di aver preso il controllo di Kandahar, dodicesimo capoluogo distrettuale sfuggito al controllo del governo di Kabul dall’inizio dell’offensiva. Il giorno prima era caduta anche Herat, terza città per importanza del Paese e porta verso l’Iran e l’Europa. La marcia verso Kabul ormai appare inarrestabile e gli Usa hanno deciso di inviare oltre tremila soldati a protezione del personale diplomatico e dell’intero staff dell’ambasciata. Un annuncio simile è stato fatto poco dopo anche dalla Gran Bretagna.


L’avanzata dei Talebani verso Kabul

Le forze sono ormai arrivate a 150 chilometri dalla capitale, verso la quale fuggono migliaia di civili in condizioni disperate. La caduta sembra essere ormai solo questione di tempo, e la misura del dramma è data dalla proposta avanzata dal governo agli insorti di una condivisione del potere in cambio della fine delle ostilità. Intanto la Germania e gli Usa hanno invitato i propri cittadini a lasciare la città, mentre Washington – esprimendo «grave preoccupazione» – ha annunciato l’invio di nuove forze militari senza spiegare se il nuovo contingente resterà in Afghanistan anche dopo il 31 agosto, la data fissata da Joe Biden per il completo ritiro degli Usa dal Paese. Proprio l’ex quartier generale delle forze italiane, Herat, terza città afghana nell’ovest del Paese, è l’ultima conquistata dagli “studenti di religione” (il significato letterale della parola Taleban). Il capoluogo dell’omonima provincia, confinante con l’Iran, è stato abbandonato dalle forze governative dopo settimane di assedio.


Qualche ora prima era caduta Ghazni, nell’est del Paese, solo 150 chilometri a sud-ovest di Kabul, lungo l’autostrada che collega la capitale alla città meridionale di Kandahar, culla dei talebani e anch’essa investita dai combattimenti. E poi è toccato proprio a Kandahar. Alda Cappelletti, direttore dei programmi della ong italiana Intersos, ha detto ieri sera all’agenzia di stampa Ansa che i talebani si sono impadroniti della prigione, hanno liberato i detenuti e poi hanno conquistato il palazzo del governatore. Ghazni, la città più vicina alla capitale conquistata dai jihadisti, è stata consegnata in cambio di un lasciapassare dal governatore, Mohammad Davud Laghmani, che poi è stato intercettato e arrestato dalle forze governative mentre fuggiva.

Il ritorno del burqa

Intanto il Corriere della Sera scrive che nelle regioni controllate dai talebani è tornato l’obbligo del burqa insieme ai divieti in nome della legge islamica: «Le donne devono essere interamente coperte, compresi i guanti neri e il velo sul viso. Non possono uscire di casa senza un uomo di famiglia maggiorenne. Ma non è neppure servito che arrivasse un’ordinanza specifica. Per evitare problemi anche le ragazze giovani si sono coperte ancora prima di vedere le milizie talebane per la strada», dice al quotidiano Hashmot, fuggito da Kunduz e appena arrivato a Kabul. A lui fa eco Assaf, che ha lavorato con le organizzazioni umanitarie internazionali ad Herat e a sua volta ha raggiunto faticosamente la Capitale con la famiglia: «Tutti coloro che sono stati in contatto con gli occidentali vengono considerati nemici e traditori. Io parlo inglese. So di essere nel mirino. Cerco un visto qualsiasi per scappare all’estero. Qui non ho scampo e Kabul cadrà certamente nelle loro mani entro poche settimane».

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