L’offerta di lavoro via sms: «Chi la ignora perde il reddito di cittadinanza»

La proposta degli assessori regionali al ministro Orlando: dopo il terzo rifiuto o la terza mancata risposta via il sussidio

Inviare un’offerta di lavoro via sms o Whatsapp a chi percepisce il reddito di cittadinanza. E se il beneficiario la ignora potrebbe perdere il sussidio. È questa la proposta avanzata dagli assessori regionali al Welfare al ministro del Lavoro Andrea Orlando. Un’idea che, racconta oggi Il Messaggero, servirà a facilitare i compiti dei centri per l’impiego locali. Che oggi si trovano di fronte a una serie di problematiche che riguardano gli operatori dei centri. I quali si trovano in difficoltà a comunicare la disponibilità di un posto di lavoro (o meglio: di un colloquio con un’azienda che potrebbe assumere il percettore del sussidio) perché quando lo fanno a volte non ricevono risposta.


Attualmente gli operatori sono impossibilitati a verificare se la mancata risposta da parte del beneficiario del Reddito è dovuta a disinteresse oppure a problemi nella ricezione della comunicazione. E quindi non possono applicare quella parte della norma che prevede la revoca del sussidio in caso di tre risposte negative. Da qui l’idea avanzata dagli assessori al ministro durante la riunione della settimana scorsa: rendere formalmente legali le comunicazioni di messaggistica come sms, messaggi Whatsapp o email anche ai fini della mancata risposta. I tecnici del ministero e dell’Anpal ne stanno verificando la fattibilità. D’altro canto già oggi sono validi i messaggi istantanei per l’accettazione da parte dei centri per l’impiego della richiesta di esonero dalla disponibilità a lavorare e dalle convocazioni degli stessi centri.


Si tratterebbe quindi di fare soltanto un piccolo passo in più. Ovvero rendere legale quel tipo di comunicazione anche come “ricevuta” per le eventuali offerte di lavoro disponibili. Così chi non risponde non potrà appellarsi al fatto di non aver ricevuto la comunicazione. E dopo il terzo rifiuto o la terza mancata risposta perderebbe il sussidio. Anche perché secondo i dati dell’Anpal su 1.850.000 percettori del reddito di cittadinanza circa un milione e 150 mila cittadini sono occupabili. Ma solo un terzo di questi (392 mila persone) ha sottoscritto il patto per il lavoro. Il report dell’ente non dice quanti di questi hanno cominciato a lavorare. L’unico dato a disposizione è quello dei tirocinanti: attualmente sono 3.727.

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