Vergogna Egitto, confermato per l’ennesima volta il carcere preventivo a Patrick Zaki. Italia impotente

Lo ha detto all’ANSA una sua legale senza precisare per quanti giorni. Lo studente è detenuto al Cairo dal 7 febbraio 2020

Appena due settimane fa Amnesty Italia aveva rivolto l’ennesimo appello per chiedere la scarcerazione di Patrick Zaki, detenuto in una cella del Cairo da un anno e mezzo, dal 7 febbraio 2020. Oggi si sono infrante di nuovo le speranze perché la custodia cautelare in carcere di Zaki «è stata rinnovata», ha detto all’agenzia di stampa Ansa una sua legale, Hoda Nasrallah, senza poter precisare per quanti giorni. Questo verrà notificato «domani o dopodomani», ha aggiunto l’avvocatessa contattata per telefono rispetto all’esito dell’udienza di oggi. Quel che è certo, è che Zaki resta in carcere.


L’annuncio è arrivato prima del previsto, dato che in genere la notifica dell’esito delle udienze viene dato il giorno dopo: è stata una delle rare eccezioni a questa regola. Ora si aspetta di apprendere se l’ennesimo prolungamento sarà, come di norma, di 45 giorni o meno, come ha lasciato supporre la legale senza voler formulare ulteriori previsioni sull’esito dell’udienza svoltasi presso il Tribunale allestito nell’Istituto per assistenti di polizia, annesso al carcere di Tora, all’estrema periferia sud del Cairo dove Patrick è rinchiuso dormendo per terra e dove ha affrontato un’estate torrida. Viene disatteso di nuovo l’augurio espresso da Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, che per Patrick «18 mesi e mezzo di detenzione, senza potersi difendere» fossero «sufficienti». E resta ancora senza risultati la mobilitazione italiana in suo favore, culminata istituzionalmente in una richiesta della Camera dei deputati al Governo rispetto alla cittadinanza italiana.


Il portavoce di Amnesty Italia: «Chiedo ai parlamentari di farsi sentire»

«Hanno fatto prima del solito e già questa è una pessima notizia. Pare sempre più chiaro che la magistratura egiziana vuole tenere Patrick in carcere fino al massimo possibile col rischio che vada a processo o che la detenzione si protragga ulteriormente per nuovi, inventati capi d’accusa. Chiedo al governo italiano di protestare formalmente con l’Egitto». È l’appello di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia. «Chiedo ai parlamentari che hanno votato, alla Camera e al Senato, per la cittadinanza italiana a Zaki di farsi sentire», ha detto all’Ansa. «E di chiedere al governo che appoggiano di cambiare la fallimentare strategia sin qui portata avanti nei confronti dell’Egitto».

Le accuse a suo carico basate su dieci post pubblicati su Facebook

Zaki fu arrestato il 7 febbraio 2020 ma la custodia cautelare in Egitto può durare due anni con possibilità di prolungamenti se emergono nuovi elementi d’accusa. Se si andrà a processo, secondo Amnesty International, il ricercatore e attivista per i diritti umani e civili rischia fino a 25 anni di carcere. Le accuse a suo carico sono basate su dieci post di un account Facebook che i suoi legali considerano curato da un’altra persona ma che hanno configurato fra l’altro la «diffusione di notizie false», «l’incitamento alla protesta» e «l’istigazione alla violenza e ai crimini terroristici».

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