Green pass, classi pollaio, orari, incognita trasporti: tutti i fronti ancora aperti del ritorno a scuola

Il 13 settembre docenti e studenti torneranno alle lezioni con modalità in presenza al 100% ma la sicurezza contro i pericoli del Covid è ancora in dubbio

Con studenti pronti a ritornare alla normalità e docenti che dal 13 al 20 di settembre ritorneranno a sedersi in cattedra, il rientro in presenza per tutti rimane il cavallo di battaglia del governo Draghi. «Addio alla Dad» dice il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, annunciando per gli studenti un anno scolastico in piena sicurezza contro i pericoli di Covid-19. Ma sarà davvero così? Molti sono i nodi sciolti finora solo in maniera parziale e altrettanti i dubbi sull’effettivo rischio che le scuole rappresenteranno per la diffusione del virus in una delle stagioni più pericolose per infezioni e influenze. Green pass, distanziamento, mascherine, trasporti, sono solo alcuni dei temi tuttora discussi e che dal 13 settembre dovranno essere i pilastri di un anno scolastico senza intoppi.


Il nodo vaccini: il 35% degli under 19 non è protetto

Con il ritorno in presenza al 100%, il timore è quello di un incremento della diffusione del virus con possibili cluster anche e soprattutto da variante Delta. La mutazione attualmente dominante in Italia e nel mondo non risparmia neanche i più piccoli, diffondendosi dalle 5 alle 6 volte in maniera più veloce rispetto al ceppo originario. In uno scenario simile, l’incontro di migliaia di studenti nello stesso ambiente chiuso rappresenta un forte rischio di contagio anche a causa della percentuale di giovani tra i 12 e i 19 anni ancora non vaccinati. A due giorni dalla ripartenza, il 35,54% degli allievi di scuole medie e superiori non sono protetti da Covid-19 neanche con una dose di vaccino. Tradotto in numeri: più di 1 milione e 600 mila di ragazzi e ragazze. Risulta invece attualmente immunizzato, e quindi con due dosi, circa 1 milione e 900 mila giovani, di cui circa 1 milione in attesa della seconda iniezione. La situazione di docenti e personale scolastico sembra poter preoccupare di meno: il 90% di loro risulta vaccinato con entrambe le dosi.


Il nodo assembramento: classi pollaio e scuola “diffusa”

Torna anche quest’anno il complicato tema delle classi “pollaio”: molti studenti ma poche aule e insegnanti a disposizione. La norma attuale prevede classi fra i 15 e i 27 alunni, numeri in diversi casi più che superati. «Dal settembre 2020 su questo fronte non è cambiato nulla», protesta il presidente di Api Giannelli. Bianchi ribatte e come al solito rassicura: «Le aule in sovrannumero sono il 2.9% del totale, concentrate in particolari situazioni ovvero istituti tecnici e professionali delle grandi periferie urbane. Su queste classi occorrerà agire, con risorse mirate. Il punto è che, a regole sanitarie invariate, se non ci sono spazi nuovi, sarà difficile ridurre il numero di studenti per classe». E aggiunge: «Non si può all’improvviso staccare una parte di classe e metterla con altro personale neo assunto che i ragazzi non conoscono».

Ma con il parametro a 25 alunni (e non a 27-30 a seconda del ciclo) il numero del 2,9% fornito dal ministro sale all’8,6%, in peggioramento rispetto al periodo pre Covid. Secondo l’ultimo dossier di Tuttoscuola le classi pollaio risultano attualmente 13.761, dentro le quali studiano quasi 400 mila studenti. Al primo anno delle superiori le aule sovraccariche con un numero oscillante tra 27 e 40 presenze quotidiane sono il 15% per cento del totale. Nei licei scientifici il sovraffollamento riguarda addirittura un’aula su quattro. Nel 2020-21, continua il dossier, nelle scuole del Paese sono state formate 13 classi con 40 alunni, 75 con un numero compreso tra 31 e 39 studenti.

La soluzione pensata dal ministro Bianchi sarebbe la cosiddetta “scuola diffusa” con classi smezzate e fatte trasferire da un istituto pieno a un altro più libero. «Bisogna superare il concetto di classe», dice, «sconfinare e diffondere la scuola proprio come il progetto in Emilia Romagna 2021». Rimanendo sempre in tema di assembramento il rischio temuto è anche quello per i genitori. Ma anche in questo caso la linea del governo è quella della rassicurazione: «Hanno sempre portato i figli alle porte della scuola» ha detto Bianchi.

«I genitori che dovranno entrare per parlare con i docenti potranno farlo muniti ovviamente di Green pass e nella tutela di tutti», ha continuato il ministro rispondendo ai dubbi espressi dai presidi sull’utilizzo del pass sanitario rivolto proprio alle famiglie. Il timore dell’Associazione nazionale presidi è quella della creazione di «code all’interno o all’esterno formate da genitori che vorranno essere ricevuti, con il rischio di creare assembramenti e provocare ulteriori pensieri agli istituti in questione», come ha spiegato lo stesso presidente Giannelli guida nazionale dei dirigenti scolastici.

Il nodo trasporti: orari scaglionati e «giornate stravolte»

225 milioni stanziati nel primo semestre e altri 618 in arrivo per ora solo annunciati. Per il rientro a scuola in sicurezza il governo rassicura sull’investimento nel settore trasporti, da sempre uno dei punti più critici per il rischio contagi a scuola. Con una capienza concessa dell’80% su ogni mezzo pubblico, il governo si orienta verso la soluzione degli ingressi scaglionati nella fascia orario 8:/9:40. Una scelta che avrà conseguenze sulla durata dell’intera giornata scolastica soprattutto per molti istituti tecnici e professionali, a meno che non si decida per ore di lezione che scendono sotto i 60 minuti.

Anche su questo fronte i dirigenti scolastici rimangono sul piede di guerra: a poche ore dalla riapertura fanno notare come il problema dei trasporti «di fatto non sia stato risolto» e come l’ipotetico scaglionamento dei ragazzi «stravolga totalmente i loro tempi, facendo tornare a casa alcuni studenti perfino alle 17 senza un pasto caldo». La confusione sul da farsi viene poi alimentata dalle decisioni che singolarmente le regioni saranno chiamate a prendere, con tutte le disparità di risorse e capacità logistiche del caso.

Il nodo mascherine: tra le classi “all vax” e il rischio emarginazione

Da lunedì 13 settembre le mascherine saranno obbligatorie tranne che in classi di studenti tutti completamente vaccinati. Una direttiva del governo che a distanza di giorni dall’annuncio, Bianchi continua a difendere a spada tratta, rassicurando anche i più scettici. «Nessun colpo di testa e lo riconfermo:» ha detto nelle ultime ore, «nel momento in cui siamo tutti vaccinati e facendo sempre estrema attenzione alla privacy si potrà anche evitare di indossare la mascherina. Sono convinto che questo potrà essere un ulteriore incentivo a proteggersi contro il virus». Un altro metodo di persuasione indiretta dunque che, nelle speranze del governo, dovrebbe spingere studenti e famiglie non ancora immunizzate a sottoporsi alla vaccinazione. In classi miste invece l’obbligo di mascherina rimarrà: da tenere anche seduti al banco per tutti i soggetti dai 6 anni in su, esclusi bambini con patologie o disabilità gravi o in caso di impegno nelle attività sportive.

Ma la questione delle classi “all vax” senza mascherine continua a creare non poche frizioni tra il governo e i rappresentanti della scuola. Insegnanti, dirigenti e famiglie gridano al rischio di emarginazione e discriminazione: «O per tutti o per nessuno». Oltre al fronte educativo anche quello più strettamente scientifico sostenuto da diversi esperti che reputano la scelta di abbandonare la mascherina piuttosto prematura: «Essere vaccinati non vuol dire non essere capaci di infettarsi o essere contagiosi», ricordano. «Solo quando tutte le classi saranno coperte da vaccinazione si potrà dire addio all’obbligo di mascherina con reale serenità».

Il nodo distanziamento: la flessibilità pericolosa

Secondo il nuovo Piano scuola del governo, il distanziamento dovrà rimanere come una delle direttive principali da seguire, così come era stato stabilito anche lo scorso anno. Ma stavolta l’indicazione godrà di una certa flessibilità. «Mantenere un metro di distanza tra un banco e l’altro laddove possibile», recita il documento del governo, fornendo alla norma un buon margine di applicazione. Se dunque l’aula, magari classe pollaio, non permetterà per dimensioni e numero di persone di poter guadagnare il metro di distanza necessario tra ogni banco, sarà possibile sacrificare centimetri. L’indicazione in questo caso è quella di mantenere sempre indossata la mascherina e di garantire un ricircolo d’aria frequente.

Il nodo quarantena: il dubbio sulle chiusure

Rispetto allo scorso anno scolastico cambia per decreto governativo la durata di quarantena prevista in caso di positivo accertato. Per i vaccinati non varrà più la regola dei 10 giorni ma il periodo di isolamento durerà 7 giorni. Per i non vaccinati resterà il limite di 10 con tampone finale compreso, periodo che si allungherà a 14 giorni per chi si rifiuta di eseguire il tampone. Se il test dovesse risultare ancora positivo, o in caso di tampone positivo negli asintomatici, va ripetuto dopo 7 giorni (17° giorno). I casi ancora positivi, in assenza di sintomi da almeno 7 giorni, potranno invece interrompere l’isolamento dopo 21 giorni. A seconda della differenza di quarantena la classe in questione di dividerà tra chi potrà rientrare in classe prima e chi continuerà a seguire le lezioni in dad.

I docenti, se hanno rispettato le misure di prevenzione (mascherina e distanziamento), non sono individuati come contatti stretti ma dovranno comunque effettuare il test molecolare per poter rientrare a scuola sin da subito. «In caso di contagi a scuola? Si isola in maniera specifica solo quella situazione di pericolo» ha risposto Bianchi circa i dubbi relativi a una più previdente chiusura generale degli istituti scolastici. «Non è più fattibile chiudere tutte le scuole della regione se c’è un problema in una scuola» ha aggiunto.

I debutti: dal Green pass alle “scuole sentinella”

La corsa contro il tempo per definire una modalità di controllo del Green pass sufficientemente agile sembrerebbe essere finita. Nonostante gli istituti scolastici abbiano riaperto i battenti già dai primi giorni di settembre per esami di recupero e corsi preparatori, il governo ha deciso di prendersi ulteriore tempo per diffondere la tanto attesa “piattaforma Green pass“, ufficialmente in attivo dal 13 settembre prossimo. Fino a questo momento docenti e operatori scolastici sono entrati a scuola attraverso un controllo manuale e giornaliero del pass sanitario con addetti alla verifica nominati dai dirigenti scolastici.

Dal 13 settembre le cose dovrebbero cambiare grazie all’applicazione pensata ad hoc dal governo, in utilizzo di presidi e responsabili nominati al controllo. «In realtà funzionava già da inizio settembre», rassicura anche su questo Bianchi, «ma ci siamo tenuti questi ultimi giorni per collaudarla meglio». Il debutto tra due giorni dovrebbe agevolare gli ingressi mattutini di insegnanti, personale Ata, amministrativi e lavoratori esterni alle scuole, obbligati all’esposizione del pass sanitario. Il controllo avverrà in pochi passaggi: basterà entrare nel sistema e selezionare la propria scuola per poter visualizzare l’elenco dei pass attivi e non attivi.

«Solo il dirigente scolastico, per motivi di privacy, potrà vedere sulla piattaforma l’elenco dei nomi di chi è dotato di Green pass e di chi invece ha un’eventuale esenzione al vaccino» ha spiegato Bianchi. L’ultimo pezzo del puzzle è stato aggiunto poche ore fa quando il governo ha deciso per l’estensione dell’obbligo di pass sanitario anche a tutti i genitori e lavoratori esterni come servizio pulizie e servizio mensa. Gli studenti continuano invece ad essere esclusi da qualsiasi obbligo di Carta verde.

Altro debutto da verificare sarà il nuovo sistema di tracciamento. Un tema più che mai delicato che nelle riprese scolastiche precedenti ha sempre incontrato numerosi ostacoli soprattutto nella gestione di un numero di contagi elevato. Per evitare l’intasamento delle Asl e un mancato dialogo con gli istituti scolastici, l’idea è quella di attuare un piano di screening sulla popolazione scolastica di elementari e medie: verranno sottoposti a tamponi rapidi salivari 54 mila studenti ogni 15 giorni appartenenti a 1-3 istituti sentinella per ognuna delle 107 province italiane.

Si parla di tamponi con un’ affidabilità stimata tra il 60% e il 70% a cui, in caso di esito positivo, dovrebbe comunque seguire un test molecolare. Ma il tracciamento si renderebbe comunque utile per monitorare per tempo i possibili cluster ed evitare così la perdita di controllo sui contagi. La struttura commissariale di Figliuolo insieme al ministero della Salute non escludono la possibilità di individuare intere scuole campione da testare che a turno possano funzionare da “sentinelle” della diffusione.

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