Una centrale nucleare in Lombardia? L’idea di Salvini e quel progetto a Mantova

L’ipotesi di un impianto da edificare in un’area vicino al fiume Po. E la vicinanza con le altre realtà della prima stagione dell’atomo all’italiana

Ieri il leader della Lega Matteo Salvini ha aperto al nucleare dicendosi favorevole a una centrale atomica in Lombardia. Oggi il Corriere della Sera torna a parlare dell’ipotesi di un impianto da edificare in un’area del mantovano, vicino al letto del fiume Po. Si tratta di un progetto degli Anni Settanta caldeggiato dall’allora ministro dell’Industria, il democristiano Carlo Donat Cattin. Vicino a un corso d’acqua perché ne serve tanta per raffreddare il ciclo del vapore che fa funzionare gli impianti. E sarebbe una centrale a fissione di quarta generazione con meno rifiuti da smaltire. Per la cui realizzazione però ci vorrebbero anni. In attesa di quelle a fusione.


L’atomo in Lombardia

D’altro canto il quotidiano ricorda che due delle quattro centrali della prima (e finora unica) stagione del nucleare all’italiana sono vicine. C’è quella di Trino Vercellese e quella di Caorso in provincia di Piacenza. Oltre agli impianti di ciclo del combustibile presenti a Saluggia (Vercelli), l’impianto di produzione di Bosco Marengo in provincia di Alessandria e il reattore di ricerca Ispra-1 che si trova a Varese. Giuseppe Zollino, professore di Tecnica ed Economia dell’energia e di Impianti nucleari all’Università di Padova, spiega che «per metterne in esercizio una occorrono almeno dieci anni, il tempo necessario per individuare l’area, acquisire tutte le autorizzazioni e realizzarla ex-novo». Ma nonostante i tempi lunghi l’idea potrebbe avere comunque un senso dal punto di vista economico. Perché una centrale nucleare è in grado di produrre energia elettrica per 8mila ore l’anno azzerando le emissioni: «Considerando i costi medi di impianto dei Paesi dove attualmente vengono costruite centrali nucleari, il costo di generazione, per un esercizio di 8mila ore, è compreso tra i 5 e 6 centesimi di euro per kilowattora, leggermente più alto del fotovoltaico, ma con il vantaggio della continuità di produzione rispetto alle rinnovabili che hanno invece bisogno di sistemi di accumulo», conclude Zullino.


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