Lo striscione sulla Chiesa di Prato: «Feste e droga, il prete con la coca e la curia sapeva». I fedeli: «Soldi anche dalle cene di beneficenza»

Il prete è coinvolto in un’indagine per spaccio e importazione internazionale di stupefacenti che secondo quanto emerso dalle indagini venivano acquistati con i soldi delle casse della parrocchia

È andato per la prima volta nella parrocchia dell’Annunciazione di Castellina il vescovo di Prato Giovanni Nerbini. E qui dove fino a poco tempo fa era parroco don Francesco Spagnesi, ora ai domiciliari, il vescovo si è dovuto più volte scusare: «Vi chiedo perdono per non avervi protetto a sufficienza». L’accoglienza per il religioso non è stata delle migliori. Sui due striscioni appesi fuori dalla chiesa c’era tutta la rabbia dei fedeli: «Feste e droga, il prete con la coca e la curia sapeva». E ancora: «Vergogna umana». Era stato lo stesso Nerbini, infatti, ad ammettere di aver saputo dei problemi di tossicodipendenza di don Spagnesi già mesi prima. Per questo lo aveva spinto a seguire una terapia di cura, finché la scorsa settimana sono arrivate le manette. Il prete di 40 anni è coinvolto in un’indagine della procura di Prato per spaccio e importazione internazionale di stupefacenti, tra cui cocaina e droga dello stupro, che secondo quanto emerso dalle indagini venivano acquistati con i soldi delle casse della parrocchia.


«Ho lottato più volte per don Francesco – ha detto poi il vescovo nell’omelia – per non lasciarlo andare a fondo», ha proseguito. «Ho sbagliato? Credo di avere fatto errori. Di questi, sono qui fra voi, a chiedere scusa». Il capo della Diocesi pratese ha quindi proseguito il suo discorso garantendo massima collaborazione con le autorità per appurare i fatti cui deve rispondere don Francesco. «È già in corso una dettagliata verifica e nei prossimi giorni tutto il materiale raccolto verrà presentato al sostituto procuratore che si occupa del caso per il quale stiamo doverosamente collaborando già da tempo. La Diocesi», ha detto il vescovo, «di intesa con la parrocchia si impegna fin da ora a mettere a disposizione dei poveri della nostra città una somma di denaro congrua a riparare quanto estorto a tante persone, della Castellina e di altre zone della città».


Le voci nel paese

La frazione di Castellina, a Prato, e le aree limitrofe sono in fermento per la vicenda perché da tempo giravano voci sui giri di don Francesco. «Le voci c’erano, tanta gente ha prestato e offerto soldi alla parrocchia», spiega un residente a Il Tirreno dicendo che il prete chiedeva «sempre sempre soldi per le famiglie povere. Così diceva». Tra le offerte più consistenti svanite nel nulla, anche il ricavato della vendita di una casa da 230mila euro eredita da una donna della zona defunta due anni fa e destinata alla parrocchia di don Francesco. «Fino a un anno fa, non di più, il parroco era chiacchierato perché dicevano che avesse una relazione con una donna», spiega un altro testimone al giornale, un professionista del posto. «Da un anno in qua aveva un auto nuova, una Volkswagen, e diciamo che appariva come un prete “vitaiolo”, per dirla con modi di altri tempi, e comunque piaceva a dei fedeli per il suo modo di essere diretto, per le sue omelie semplici, e non è che si pensasse a niente di così eclatante. Leggo di offerte consistenti, cifre da 1.000 fino a 10mila euro: mi chiedo come faranno i fedeli a riavere quei soldi», conclude il professionista pratese.

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