Berlino, vince il sì al referendum per espropriare le case sfitte ai colossi immobiliari

Con oltre il 56% delle preferenze, gli abitanti della capitale tedesca hanno votato per la confisca degli appartamenti sfitti in mano alle grandi aziende

Non solo elezioni federali in Germania. Domenica 26 settembre a Berlino si è votato anche per un referendum consultivo sulla confisca degli appartamenti sfitti ai colossi dell’immobiliare. Secondo quanto diffuso sui social dai promotori del referendum, il sì ha vinto con oltre il 56% delle preferenze. Nella capitale tedesca poche grandi aziende immobiliari posseggono centinaia di migliaia di appartamenti, circa 240mila, e la stragrande maggioranza degli abitanti (circa l’80%) vive in affitto. Negli ultimi anni i costi mensili sono lievitati nelle proteste generali, fino a quasi raddoppiare: il prezzo degli affitti a Berlino sta salendo progressivamente dai 10 euro al metro quadro fino anche ai 20 euro. Una diretta conseguenza del mantenimento, da parte dei privati, di un numero elevato di case sfitte. Il comitato “Deutsche Wohnen & Co enteignen”, principale promotore dell’iniziativa, ispira il suo nome proprio alla più grande società immobiliare, la Deutsche Wohnen, che da sola possiede oltre 100 mila stabili. Le altre principali società sotto accusa sono Ado, Vonovia, Akelius e Covivio


I tentativi politici di rispondere al problema sono stati pochi e finora inefficaci. Nel 2020 il sindaco Michael Müller aveva provato a far passare una legge per imporre un tetto massimo ai prezzi per almeno 5 anni. La Corte costituzionale tedesca, però, aveva bocciato la proposta per illegittimità. Ora che i cittadini si sono detti in maggioranza favorevoli all’acquisizione – da parte dell’amministrazione locale – delle case vuote di proprietà delle aziende che possiedono più di 3 mila immobili, anche la neosindaca Franziska Giffey dovrà fare i conti con la questione. Giffey si è già detta però molto preoccupata, dichiarando di non essere contenta di parlare di espropriazioni e di non volere che Berlino venga associata a questa pratica. La Deutsche Wohnen, dal canto suo, ha sostenuto che con i 36 miliardi di euro necessari per gli espropri si potrebbero costruire altre 200 mila casa a prezzi più bassi.


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