Green pass, Paragone: «Domani spero ci sia il caos. Pagare i tamponi per lavorare? È pizzo di Stato»

Secondo il leader di Italexit, il governo Draghi è «formato da un branco di incapaci e vigliacchi» che sta procedendo «oltre le regole dello Stato di diritto»

Il senatore Gianluigi Paragone rischia di non poter votare nessuna delle mozioni presentate per chiedere al governo di sciogliere Forza Nuova, perché fino a quando sarà vigente l’obbligo di Green pass anche per i parlamentari, così come per tutti i lavoratori pubblici e privati, rischia di non riuscire a metter piede in Senato. È lui stesso a spiegarlo in un’intervista all’Huffington Post, sostenendo «paradossale che per fare ostruzione in Aula contro il Green pass, io lo debba mostrare». E sbotta: «Nemmeno ai tempi del fascismo è stato limitato l’ingresso in Aula». Secondo Paragone, il governo Draghi è «formato da un branco di incapaci e vigliacchi» che sta procedendo «oltre le regole dello Stato di diritto». Regole che il senatore si dice «costretto a violare, perché discriminano le persone sul lavoro».


L’ex senatore M5s paragona la certificazione verde a un «pizzo di Stato, perché io non posso pagare per andare a lavorare» sottoponendosi a tampone. Cosa farà dunque il senatore Paragone da domani dopo l’entrata in vigore dell’obbligo di certificazione verde per tutti i lavoratori e le lavoratrici italiane? «Andrò a San Luigi dei francesi», dice. Ma la scelta di Paragone non è guidata né da un’improvvisa vocazione mistica, né dalla volontà di ammirare il San Matteo e l’angelo la Vocazione di San Matteo, né il Martirio di San Matteo di Michelangelo Merisi. No, la scelta di rifugiarsi nella chiesa poco distante da piazza Navona a Roma è meramente legata al fatto che «almeno nelle chiese nessuno lo chiede il Green pass». E da lì, forse, Paragone «si collegherà in videoconferenza» per esprimere il proprio dissenso contro la certificazione verde.


Foto in copertina: ANSA/ANGELO CARCONI

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