I colleghi contro Silvia, la studentessa che protesta contro il Green Pass: «Da lei solo falso vittimismo»

Gli studenti scrivono una lettera al rettore dell’ateneo: «Silvia lamenta insulti e insulta. Denuncia minacce e poi minaccia»

I colleghi di Silvia, la studentessa dell’università di Bologna che ha interrotto le lezioni della facoltà di Filosofia, scrivono una lettera al rettore dell’ateneo. Per far sentire, racconta oggi l’edizione bolognese di Repubblica, la voce della «maggioranza, che ha deciso di non lasciare implicito il proprio pensiero, ma di esporlo con orgoglio». Il loro scopo, scrivono, «oltre quello di difenderci dalle calunnie che ci sono giunte, è quello di riprendere le lezioni in totale tranquillità». Per questo alzano la voce. «Siamo stati definiti una massa di addormentati mentali, antidemocratici, caproni, aggressori. Innanzitutto, noi siamo studentesse e studenti di Filosofia e ciò non significa che siamo sapienti, ma che siamo amanti del sapere. Non potremmo mai negare il diritto di un’altra persona a lottare per il proprio pensiero, tuttavia è necessario manifestare le proprie idee in un modo legittimo affinché non si metta a rischio la salute degli altri e i loro diritti».


Silvia, si legge, «lamenta insulti ed insulta. Denuncia fantasiose minacce, ma minaccia un ragazzo del corso che condivide le sue stesse idee, ma che ha deciso poi di dissociarsi dai mezzi con i quali vengono fatte valere. La lotta per i propri ideali si nutre anche di coerenza». Silvia, continuano gli studenti, «si è presa la libertà di pubblicare dei messaggi scritti da alcuni colleghi senza nemmeno censurare delle loro informazioni personali come il numero di telefono. Un’azione che non riteniamo da poco». I suoi compagni di corso chiudono così: «L’unico scopo di questa lettera, oltre quello di difenderci dalle calunnie e accuse che ci sono giunte a livello nazionale, è quello di riprendere le lezioni in totale tranquillità…Silvia ha cercato di trarre il massimo vantaggio da una posizione di falso vittimismo, probabilmente senza accorgersi che la cicuta socratica non la sta bevendo lei, ma la sta facendo ingoiare a tutti i suoi colleghi, lentamente».


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