540 euro in più all’anno in busta paga ai redditi alti: come il governo Draghi vuole tagliare Irpef e Irap

Le simulazioni degli effetti del taglio del cuneo fiscale su Irpef e Irap. Lo scaglione è quello dai 28 ai 55 mila euro. Fino ai 75 mila. Più soldi in tasca ai redditi più alti

Un emendamento deciderà cosa fare di otto miliardi di euro. Ovvero la somma stanziata nella Legge di Bilancio per il taglio dell’Irpef e dell’Irap annunciato dal governo Draghi. La norma, nelle intenzioni dell’esecutivo, si dovrebbe scrivere in Parlamento e d’intesa con le parti sociali. Gli obiettivi in campo sono due: «ridurre il cuneo fiscale sul lavoro e le aliquote marginali effettive» e «ridurre l’aliquota dell’Imposta Regionale sulle Attività Produttive», cioè l’Irap. In ballo ci sono cinque punti di cuneo fiscale e un taglio che il governo vorrebbe concentrato sulle aliquote centrali. In particolare si pensa a un taglio dell’aliquota sullo scaglione sopra i 28 mila e fino ai 55 mila euro. Ovvero, secondo i redditi dichiarati nel 2020, una platea di 5,4 milioni di lavori dipendenti. Non verranno invece toccati i contributi, come chiedeva Confindustria.


Taglio del cuneo fiscale

Oggi Repubblica riporta i risultati di due simulazioni per gli effetti sulle buste paga di un taglio di due punti. I dati sono di Consulenti del Lavoro e Fondazione Ungdcec. E arrivano entrambi alle stesse conclusioni. Un taglio dal 38 al 36% dell’aliquota porta in tasca 340 euro a chi sta nel mezzo dello scaglione. Ovvero chi guadagna attualmente 45 mila euro lordi l’anno single o con due figli sotto i tre anni a carico. Il beneficio sale a 540 euro per chi ne guadagna 75 mila. In queste simulazioni i redditi più alti godrebbero della riduzione per quella parte che rientra nello scaglione tra 28 e 55 mila euro. Nulla invece per chi percepisce 25 mila euro. Ma la Legge di Bilancio prevede di realizzare il taglio anche attraverso «una revisione organica del sistema delle detrazioni per redditi da lavoro dipendente e del trattamento integrativo», ovvero il bonus da 80 euro, poi arrivato a 100.


L’agenzia di stampa Ansa ha spiegato nei giorni scorsi che se si tiene conto che occorrono dai 5 ai 6 miliardi solo per mantenere – pur riassorbendolo nella riduzione delle aliquote – il trattamento integrativo di 100 euro che il governo Conte ha esteso fino ai redditi Irpef di 40.000 euro (tanto venne stanziato dal precedente esecutivo) è chiaro che i margini del plafond si assottigliano verso i 2/3 miliardi. Una parte di risorse, sempre secondo la legge, può essere recuperato dalla «revisione organica del sistema delle detrazioni per redditi da lavoro dipendente». Ma la riforma delle deduzioni e delle detrazioni è sul tavolo dei governi da anni. Finora senza risultati.

Le aliquote

Nel dettaglio, secondo le simulazioni, nulla però verrebbe in tasca a chi si trova a guadagnare meno. Se invece si allargasse il taglio all’intera platea di chi guadagna a partire da 29 mila euro il costo dell’intervento arriverebbe a 5 miliardi. Ma questa cifra serve invece per mantenere il taglio del cuneo varato dai governi Conte e Renzi. E quindi i tre miliardi che avanzano dovrebbero bastare per tagliare sia l’Irap e che l’Irpef. Questa riforma fa cadere le ipotesi sul “sistema tedesco” proposte nei mesi precedenti da alcuni partiti della maggioranza. Nel calcolo della riduzione del peso del fisco il governo infila anche la cancellazione dell’aggio per 990 milioni, il rinvio di sugar e plastic tax, l’Iva al 10% per la tampon tax, gli incentivi per la casa e per le imprese e i 2 miliardi contro il caro-bollette, che serviranno però solo per il primo trimestre e potrebbero tradursi in una riduzione delle aliquote Iva. In tutto si contano 12 miliardi di taglio di tasse nel 2022.

Leggi anche: